Guardo con diffidenza l'abnorme produzione di questo giovane uomo, che compone sotto il nome di
Elisa, che in realtà si chiama
Damiàn Antòn Ojeda, messicano di origine ma americano di adozione, che ha solo 21 anni, cioè quale giovane uomo, è solo un ragazzo, poco più, che suona tutti gli strumenti, che ha un lungo elenco di band vive e morte ma soprattutto vive e un elenco ancora più lungo di album. E con il più banale dei nomi,
Sadness,
Damiàn compone,
Damiàn suona,
Damiàn canta, in preda a non so quale ardore, uno spirito che entro gli rugge, come fosse una valvola di sfogo a un suo disagio interiore.
Ma le note che lentamente mi avvolgono non appena inizio ad ascoltare
Leave fanno cadere ogni diffidenza preconcetta nei confronti di questo musicista. Uscito inizialmente solo in versione digitale, l'album viene oggi pubblicato in versione digipack dalla
Flowing Downward.
Difficile farsi un'idea precisa del breve ma intenso percorso artistico dei
Sadness, che riversano nell'etere album come pioggia in autunno. Certamente non tutti di qualità. Ma lo sguardo non deve indagare e cercare lontano, non al passato, con i suoi errori, non al futuro, con le sue incertezze, ma solo all'oggi, e ciò che abbiamo adesso è un'opera di grande bellezza, che e ci guida nell'intimo e nelle profondità dell'animo di
Damiàn.
Leave è una lunga suite malinconica, struggente e sognante, che si disvela in tempi ampi e sfumati. La proposta si struttura principalmente su tastiere eteree che permeano l'atmosfera di tristi melodie, sulle quali si innestano chitarre molto distorte e una voce che arriva da lontano, quasi indistinta sullo sfondo. Tutto molto riverberato, come una nebbia di suoni che si fa sempre più densa, per poi tornare quasi evanescente.
Poi, nella parte finale, qualcosa inizia a cambiare...
Il brano conclusivo,
Encontrarnos, il più lungo, risulta maggiormente contaminato da elementi post rock, distaccandosi un poco dalle atmosfere che permeavano la prima parte dell'album. Le sonorità divengono più definite e pulite, e le melodie sin troppo accattivanti. Un pezzo che, nonostante la durata di oltre 20 minuti, risulta molto più accessibile per chi tutto sommato non abbia tutta questa voglia di introspezione, non volendola definire depressione.
Quella dei
Sadness è una proposta tanto delicata quanto penetrante, capace di scivolare fin dentro lo stomaco, andando a toccare le zone più recondite del nostro essere. Le sue dolci melodie catturano, producendo una serie di onde concentriche che in un crescendo di intensità avvolgono chi ascolta.
Lo definiscono
Depressive Black Metal. Se il numero di album prodotti fosse la misura del dolore di questo musicista ci sarebbe veramente da averne compassione. Ma compassione non è il sentimento che emerge dall'ascolto della sua musica. Si tratta invero di emozioni.