Esordio discografico per i canadesi
Goathammer, quartetto di Saskatchewan, città alla quale sono legato per via della squadra di
football, che ci offre un ibrido death / black metal come si faceva una volta diluito in sette brani per una durata di circa quaranta minuti di violenza, ignoranza e sana blasfemia.
"Ceremony of Morbid Destruction" sta tutto in quello che ho appena.
Siamo al cospetto, dunque, di un album che non ha nessuna pretesa di innovazione ma che, al contrario, guarda indietro nel tempo riportandoci con la mente ai primi anni '90 ma anche ancora più indietro quando la distinzione tra il black metal ed il death metal non era così evidente e la musica estrema poteva essere tutta quanta categorizzata come "thrash ultra violento" (chi ha detto Bathory?) genere che, ad una analisi approfondita, è quello che suonano i
Goathammer sebbene i canadesi abbiano un piede bel saldo nel metallo nero di Darkthrone e compagnia.
Va anche detto che questo album è capace di inaspettate aperture melodiche, in chiave epica, che rendono l'ascolto più variegato e l'approccio dei Nostri molto più ragionato di quanto, in superficie, si potrebbe pensare dandoci la dimensione di un gruppo all'occorrenza intelligente e non solo in grado di pestate duro cosa, quest'ultima, che, lo avrete capito, riesce loro benissimo.
Sono conscio che l'odierno mercato discografico è letteralmente inondato di nuove uscite, spesso anche di buonissimo valore, e che risulta impossibile per chiunque seguire tutto, ma se amate la musica senza nessuna forma di compromesso, lineare, blasfema e strafottente, un ascolto a
"Ceremony of Morbid Destruction" lo potete senza dubbio concedere perché il tempo speso a farlo non sarà assolutamente sprecato.
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