Premessa: per analizzare compiutamente il disco di un "
guitar hero" bisognerebbe essere un chitarrista, altrimenti si rischia solo di dire delle cazzate dal punto di vista puramente tecnico
Ciò premesso ed avendo il sottoscritto suonato un po' questo strumento tempo fa, mi sento pronto per "giudicare" il prodotto in questione, vale a dire il disco d'esordio di questo talentuoso musicista sconosciuto ai più che ha fatto parte degli
X-Ray Life, esibendosi nel 2016 di spalla ai
Blind Guardian a Kiev con gli
Altair.
Affiancato da
Roberto Gualdi, già batterista per
PFM e
Glenn Hughes, dal bassista
Simon Dredo, collaboratore di
Adam Bomb e
Alex De Rosso e da
Mark Boals, voce per
Malmsteen e altri,
Marshall da alle stampe un vero album di METAL nella sua accezione più ampia.
In "
Speakeasy" troverete tutto quello che si può cercare in un album metal scritto da un chitarrista metal e cioè grande tecnica esecutiva (Marshall è un virtuoso ma mai funambolico fine a stesso, la sua tecnica è al servizio della forma canzone), riff potenti che alternano melodia a sferzate heavy, esecuzione impeccabile da parte dei musicisti coinvolti ma soprattutto una inaspettata varietà nel songwriting.
Se infatti "
Butlers Revenge " inizia con un riff in crescendo che ricorda "
Hangar 18" dei Megadeth, "
Badlands" si muove su dinamiche più tranquille e melodiche sulle quali si erge il lungo solo di chitarra, "
Fallen Angel" è il primo brano non strumentale ed è uno dei migliori, e come sentire un novello Satriani ("
Re Marzapane") che riesce a miscelare le diverse influenze mutuate dal metal classico, da quello power-epic per finire a quello neoclassico anche se qui siamo lontani dallo sciorinismo alla Malmsteen.
Il tocco di Marshall è si "classico" ma il suo classicismo è freschezza ed energia esecutiva, non velocità della luce, gusto per le melodie semplici, mai banali e uso sapiente degli effetti (wah wah e riverberi in "
Dreamlover"), "
Tristam Fireland" è l'altro pezzo cantato da Mark Boals che si muove su un rifframa alla Maiden, "
Ramshake Blues" è un pezzo cadenzato con una tecnica che alterna tapping e twin guitars con ampio uso della leva del tremolo, mentre "
Eclipse" è un brevissimo strumentale arpeggiato dal ritmo sognante col finale a sfumare, non si capisce bene il significato di tale pezzo, che poteva essere sviluppato meglio e più lungamente...sembra un riempitivo buttato li, peccato.
Al di là di questo episodio, il disco è ottimo e non stanca pur essendo prevalentemente strumentale, l'ascolto è vivamente consigliato.
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