Ormai c'è una clausola ben precisa per tutti i nuovi gruppi metal, sia power, symphonic, gothic, alternative, metalcore e chi più ne ha più ne metta: non si può ottenere alcun contratto discografico se non c'è almeno una donna in formazione, meglio se due, di cui obbligatoriamente una dietro il microfono.
Non ricordavo un'inflazione del genere da anni ed anni e sinceramente il mercato è bello che saturato, oltre che la mia sopportazione: rispetto a qualche anno fa la scena è cambiata, ormai ogni gruppo ha una preparazione tecnica decisamente superiore alla media e l'avanzare della tecnologia ha fatto sì che oggi non ci si trovi più davanti a produzioni carenti, a meno che non si parli di
Iron Maiden, Judas Priest o giù di lì.
D'altro canto, tutto questo sta creando un appiattimento totale, dato che non solo si rincorrono gli stessi (plasticosi) suoni, il medesimo look, le stesse copertine, ma anche le composizioni stesse sono tutte uguali, con magari l'alternanza growl maschile, gorgheggio femminile ed in sottofondo un trionfo di archi, trombette e fiati fari, con la doppiacassa a mitraglietta tra un sussurro e l'altro che non fanno altro che spezzare in continuazione ogni tentativo di ascoltare un brano nella sua interezza.
I tedeschi
ONCE sono al debutto discografico con questo "After Earth" che non si discosta da queste coordinate nemmeno di un millimetro: un bel guazzabuglio di
Nightwish, Epica, Within Temptation, Sirenia e chi più ne ha più ne metta ma sinceramente non solo la sensazione di già sentito è costantemente presente, ma proprio il livello del songwriting è notevolmente acerbo e derivativo, senza un filo conduttore costante se non quello di una iper produzione barocca e pomposa, in cui le tastiere sono protagoniste indesiderate.
Più di sessanta minuti di symphonic metal di tal guisa, di cui quasi dieci sono strumentali, sono mortali, e la suite finale "
The Final Stage" da oltre 10 minuti è una condanna che non ci meritiamo.
Alla voce troviamo
Alina Lesnik, che già avevamo conosciuto come ospite nel disco dei portoghesi
The Autist recensito diversi mesi fa, nonchè star di Youtube (...) ma la mezzosoprano teutonica è in questo caso totalmente inifluente.
Formalmente inattacabile o quasi, ma il problema del metal oggigiorno è proprio dato dal fatto che è tutto forma e poca sostanza. In questo caso, mi spiace per gli Once, ma la sostanza è veramente sotto i minimi termini.
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