Ebbene, si, gli
Heavy Generation non sono inglesi, nè tantomeno tedeschi eppure suonano come una band classic-metal inglese e/o power-metal tedesca.
Il che non può che farci piacere, se poi precisiamo che sono meneghini (cioè milanesi) la mia soddisfazione aumenta!
Battute a parte, il full length di esordio del gruppo lombardo è come un sasso tirato in faccia a piena forza ed è giusto così, quando si decide di lanciare un sasso o si mira bene o meglio lasciarlo a terra.
E a che cosa hanno mirato gli Heavy Generation? A colpire le nostre orecchie con pezzi di CLASSICISSIMO HM (tipo
Judas Priest, Saxon, Maiden e Manowar per intenderci ), ma se è vero che non aggiungono nulla alla "ricetta", mostrano attitudine, capacità e freschezza esecutive superiori alla media.
Per cui siete avvisati, non cercate novità di sorta, le undici canzoni che compongono questo "
The Spirit Lives On" vi garantiranno 50' di sano headbanging, pugni in aria e anthem da cantare, partendo dall'iniziale "
Born to Rock" il cui titolo dice tutto, un up tempo potentissimo che gioca su riff quadrati e una sezione ritmica martellante fino al finale quasi sussurrato a sfumare per poi chiudersi in crescendo.
Ma tutte le composizioni hanno il tiro giusto, "
Path Of Denial" fa addirittura il verso a
Orgasmatron dei
Motorhead (!), "
No More Mercy" , "
No Control" sono pezzi veloci, con le chitarre che macinano riff e solos semplici ma ficcanti, anche se sono le vocals chiare e potenti del buon
Ivan Giannini a fare la vera differenza, la sua timbrica ricorda ora
Eric Adams ora
Bruce Dickinson mantenendo una propria personalità di fondo.
Non mancano gli anthems come "
Fire, Steel, Metal" dal titolo e dalla melodia Manowariane con un bel bridge epico centrale dominato dalle twin-guitars, e la titletrack che inizia con un giro di basso per condurci poi al chorus contagioso che viene ripetuto sino alla fine, "
Warriors" è un epic-metal introdotto da un urlo lancinante e che poi si muove su una esaltante cavalcata basso - chitarra, "
Blood And Sand" ha il riff iniziale che ricorda
"Two Minutes To Midnight" dei Maiden, ottimo il solo centrale, "
Heavy Generation" e un altro pezzo potente e quadrato che "puzza" di classix metal dalla testa ai piedi ( il solo è tipicamente maideniano), mentre "
Odin" e la più manowariana delle composizioni e gode di cambi di tempo che rendono più interessante l'ascolto.
Insomma da qualsiasi parte lo si voglia guardare, questo disco della band lombarda fa mangiare la polvere a molti gruppettini, i nostri riescono ad essere credibili e sicuramente avranno un futuro ricco di soddisfazioni.
Teniamoli d'occhio.
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