Pubblicato dalla nostrana
ATMF,
Blood Eel, quarto full-lenght per gli statunitensi
Kommandant, è un vero e proprio atto di guerra.
Le intenzioni della band di Chicago, ormai sulle scene da una decade, si conoscono e si intuiscono chiaramente già dal nome, traducendosi in un Death/Black molto aggressivo e diretto.
Blood Eel è lotta armata, uomo contro uomo, è la paura che precede lo scontro, la battaglia, il sangue che scorre in un connubio di angoscia e disperata eccitazione.
La capacità dei Kommandant di ricreare uno scenario di guerra nella loro proposta musicale non è male.
All'inizio c'è solo tensione, in una lunga e inquietante introduzione. Una tensione che sale fino ad esplodere in uno spietato combattimento, con blast beats furiosi e ritmi che colpiscono con la rapidità e la regolarità di una mitragliatrice. I Kommandant non hanno pietà, avanzano diretti con un ritmo rabbioso, senza dare alcuna tregua.
Ma i brani, tutti piuttosto lunghi, non concedono spazio a variazioni sul tema, concentrandosi piuttosto in una forzata e quasi sterile velocità, rischiando di divenire soffocanti.
Magari è proprio quello lo scopo.
Eppure le parti che sembrano riuscire meglio sono quei rari segmenti in cui il ritmo rallenta, e viene dato spazio alle paure, allo scoramento interiore di chi si trova disperato faccia a faccia con la morte. Come in Cimmerian Trust o nel brano finale Moon.. the Last Man in cui vengono adottate alcune soluzioni industrial a mio parere ben riuscite.
L'album, che gode di una buona produzione, anche se la resa della voce rimane poco incisiva, non brillerà certamente per ricchezza e varietà compositiva, ma sicuramente si deve sottolineare la capacità di ricreare le atmosfere tese, disperate e angosciose di un vero e proprio campo di battaglia.
Un lavoro discreto, ma niente di indimenticabile.
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