Copertina 8,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2018
Durata:58 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. A PRELUDE TO SORROW
  2. WE ARE NOTHING
  3. MOMENT OF SILENCE
  4. COMMUNION OF THE WICKED
  5. MARIDIAN'S VISITATION
  6. SHADOWS
  7. ODE TO DESPAIR
  8. THE CALL
  9. VINTAGE
  10. EPILOGUE

Line up

  • Anthony Crawford: bass
  • Jake Dreyer: guitars
  • Joseph Michael: vocals, keyboards
  • Steve Bolognese: drums
  • Fili Bibiano: guitars

Voto medio utenti

I Witherfall,  grande sorpresa del 2017, tornano oggi con un nuovo disco e l'attesa, non lo nascondo, era tanta. Nel frattempo si sono fatti ben conoscere per le loro qualità, per il fatto che Jake Dreyer suona anche negli Iced Earth e perché il frontman Joseph Michael canta anche nei Sanctuary. Tutta "pubblicità" in più attorno ad un nome che già era riuscito -giustamente- ad attirare l'interesse di parecchie persone. Ve ne ne avevo parlato in un video (che vi linko qui) e avevo messo il loro debut tra i Top album del 2017.

Ma torniamo a noi, ad oggi. Metto le mani avanti e vi dico che non è stato per nulla facile valutare questo lavoro. Si sente che c'è tanto, tanto materiale, tanta qualità, tanta profondità e alla fine, quel numeretto in fondo ve lo metto lo stesso, ma potrebbe essere perfino più alto. Il tempo aiuta a metabolizzare i dischi che hanno molto da dire e, in una settimana di ascolti, è difficile quantificare il valore in un numero.

Il nuovo "A Prelude To Sorrow" è un lavoro meno immediato del precedente -che già non era proprio diretto-, più arrabbiato, con elementi più estremi (percepibili principalmente nel drumming e nel riffing), più oscuro, con maggiori aperture acustiche spesso nere, nerissime, disperate.
È un disco coraggioso per certi versi, e i Witherfall non hanno paura di piazzare in apertura un pezzo di oltre 11 minuti, non si curano di cambiare continuamente faccia, di canzone in canzone. A volte sono pronti a prenderti a schiaffi, altre ad asciugarti le lacrime di una malinconia palpabile che permea in modo fortissimo tutto l'album.

Il precedente Nocturnes And Requiems era dedicato alla memoria di Adam Sagan, drummer ed amico fraterno della band, scomparso all'improvviso, giovanissimo, al termine delle registrazioni, e questi sentimenti di rabbia e disperazione sono stati trasportati sul nuovo disco.

"A Prelude To Sorrow" è un ibrido di metal "moderno" nei suoni ma immortale e "vero" nell'animo. Ci sono richiami ai Nevermore, le strutture ricercate dei Sanctuary, una forte componente prog che, invece di pescare sempre dai Dream Theater o dai lavori più recenti dei Symphony X, richiama addirittura l'eleganza dei Savatage. Spesso in primo piano è messo in evidenza il lavoro chitarristico di Dreyer che infarcisce tutti i pezzi con quintali di note, ma anche il drumming del nuovo entrato Steve Bolognese trova grande spazio, abbellendo ogni passaggio con fill non scontati e che riesce a costruire, in coppia con un mostro di bassista come Crawford, una sezione ritmica micidiale. Su questa musica sempre in movimento si staglia la poliedrica voce di Joseph, assolutamente espressiva, in grado di raggiungere tonalità altissime come di farsi cupa ai limiti del growl, e che cerca di interpretare con personalità e con sentita emozione le liriche dei brani. E ci riesce.

Vi confesso, e ne ho anche parlato con Joseph, che all'ascolto di "Vintage" mi è scesa una lacrima. Nello specifico si tratta di un pezzo dalle mille sfacettature, tutte incastrate perfettamente e che unisce la perizia esecutiva ad un songwriting superiore, con un sentimento palpabile. Qualcosa, appunto, di commovente, ed anche il cantante ha detto che non è stato facile scrivere i testi tenendo da parte l'emozione.

Quasi tutte le canzoni sono parecchio lunghe ed elebarate, tra cui spiccano a mio parere la già citata "Vintage", "Shadows", "Moment of Silence", "Communion of The Wicked", ma anche una traccia più concisa come "Ode to Despair", riesce ad essere delicata e sofferta, lenta e potente, breve ma intensa.

Ogni tanto emerge il sentore che il disco sia "troppo". Troppo pieno di influenze, di stili, troppo pieno di note, di colpi di batteria, che abbia canzoni troppo lunghe e qualche volta, lo ammetto, cala un pochino l'attenzione (soprattutto sull'iniziale "We Are Nothing") ma col tempo quasi tutto va al giusto posto ed ha il suo perché. Lasciate perdere le tracce in anteprima ed i singoli rilasciati le scorse settimane, ascoltate TUTTO l'album.

I Witherfall hanno realizzato qualcosa di importante, di grosso, hanno scritto un disco che richiede dedizione, lontano anni luce dalla superficialità e dal modo di pensare odierno. Tuttavia, è un lavoro che ti riempie, ti appaga, lo senti perché entri in contatto con lui, ti entra sotto pelle. Non è qualcosa per tutti o un semplice insieme di canzoni da ascoltare in modo spensierato, è un'esperienza.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 07 nov 2018 alle 11:48

Appassionato Frank....lo ascolto anche solo per questa tua rece. Per il parere ci sentiamo tra qualche gg

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