Che l'originalità a tutti i costi non fosse la prerogativa principale degli
Organic lo si intuiva già dal logo mezzo "scippato" ai
Coroner, ma la sensazione diventa certezza dopo pochi minuti di ascolto di questo
"Carved In Flesh", primo capitolo della discografia della band originaria di Brunico. Il quartetto infatti si muove in territori musicali che hanno come principale fonte di ispirazione la scena death metal scandinava dei primi anni '90 ed infatti le 11 tracce (nella versione con 2 bonus tracks) che compongono l'album odorano di
Grave,
Dismember ed
Entombed lontano un miglio: non che questo sia un problema in sè, sia chiaro, soprattutto se si tiene presente che la band è ancora al debutto discografico, ma è logico che in un'ottica di visibilità e promozione si rischia di finire nel calderone indifferenziato delle band che pagano il loro sentito tributo alle band di cui sopra. I brani certamente suonano bene, riproponendo tutti i topos (o se volete, i clichés) del genere e sorretti dall'incessante tupa tupa di Lukas Hofer su cui la chitarra di Benni Leiter ed il basso di Markus Walder sciorinano i loro riff ribassati con il suono grezzo tipicamente svedese, tra parti a motosega e rallentamenti soffocanti che promettono di far cadere diverse teste dal vivo a suon di headbanging. Buona anche la prova vocale di Maxi Careri, sebbene personalmente prediliga un growl più gutturale e cavernoso, ma l'apporto del cantante è decisamente all'altezza e si amalgama alla perfezione dell'amalgama sonoro degli Organic. Sebbene brani come "Suffocate In Blood", "Macabre Rites" o "Carved In Flesh" siano delle discrete mazzate dei denti, il songwriting pecca ancora di quella freschezza necessaria quando si decide di battere sentieri già battuti da innumerevoli altre band e che consentirebbe alla band di imporsi sulla concorrenza.
Trattandosi comunque di album di esordio, va dato atto agli Organic di aver imparato bene la lezione dei maestri e di aver fatto confluire la propria passione per il death metal di vecchio stampo in un disco tutto sommato piacevole che soprattutto dal vivo giocherà bene tutte le sue carte. Per il futuro è comunque consigliabile lavorare un po' di più sulla personalità, perchè di emuli di Entombed e Grave in giro ce ne sono fin troppi.
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