Questi
Misotheist mi hanno fatto penare non poco: la
Terratur Possessions, etichetta che ne distribuisce l'esordio discografico, non ci ha inviato nessuna informazione e quindi mi sono rivolto al web per saperne qualcosa. Ho scoperto che esiste un gruppo americano di black metal che esordisce quest'anno con un album omonimo. Ero convinto stessimo parlando dello stesso gruppo però la tracklist non "portava". Allora ho cercato meglio ed ho scoperto che i
Misotheist dei quali vi sto parlando sono norvegesi, di Trondheim. A parte questo non si sa null'altro.
Ora, in un'epoca di social in cui tutti sanno tutto di tutti, cose come queste a me piacciono perché credo sempre che siano indicazione di passione per la musica e non per l'immagine.
Fatto tutto questo bel preambolo, torniamo a noi.
I
Misotheist, come ricordato, sono norvegesi e suonano black metal, ma con il black del loro paese hanno poco o nulla a che fare.
La loro proposta, infatti, ha una smaccata connotazione "moderna" ed è vicina, per molti aspetti, a quanto offertoci dai francesi Aosoth: parliamo di un black cupo e claustrofobico che si connota di una atmosfera "massiccia" e asfissiante nella quale, frequentemente, ci sono inclinazioni di matrice sludge che avvicinano la proposta, in particolare nei momenti più rallentati, alle visioni dei Neurosis più pesanti.
Considerando quanto appena detto e considerando che l'album si compone di soli tre brani tutti sopra i 10 minuti di durata, va da se che
"Misotheist" non è un ascolto da affrontare con superficialità o dal quale aspettarsi divertimento e svago.
Assolutamente no.
Questo è un lavoro opprimente, dai colori grigio scuri, fatto di suoni ribassati e vocals rabbiose, che guarda alle origini del black metal ma le rielabora con una forte dose di evoluzioni moderne che donano al risultato finale caratteristiche del tutto inedite rispetto a quelle che ci si potrebbe aspettare da un lavoro dedito alla nera fiamma.
Chiunque si celi dietro questo progetto, va detto che i
Misotheist sono un gruppo molto valido, difficile da digerire ma dannatamente affascinante per via dell'angoscia che si respira tra le pieghe della sua musica che sta li minacciosa, quasi monotona, a deliziare e spaventare il povero ascoltatore, a patto che all'album si dedichi la giusta attenzione.
Credo che tutti gli amanti di certe atmosfere così "chiuse" troveranno qui quello che cercano e si renderanno conto, una volta di più, delle infinite possibilità espressive di cui è capace il black metal.
Mi raccomando però: portatevi la bombola dell'ossigeno, potrebbe servirvi.
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