A distanza di due anni dal precedente
"Paralys", torna sulle scene
Wagner Ödegård con il suo progetto
Wulkanaz che rilascia questo omonimo album per la
Helter Skelter Productions senza discostarsi minimamente da quanto fatto in passato.
La proposta dello svedese, infatti, resta saldamente ancorata ad un Black Metal dai connotati "raw", certamente old style, senza nessun fronzolo particolare ma molto "semplice" e diretto.
La registrazione, come in passato, è piuttosto lo-fi, senza tuttavia scadere nella cacofonia, i pezzi sono tutti molto brevi e poco distinguibili tra di loro, lo scream di
Wagner isterico e, tutto sommato, adatto alla proposta, e le atmosfere, come è facile immaginare, fredde e misantropiche come da tradizione.
"Wulkanaz", che pure può contare su alcuni intermezzi "ambient", è un album con poche pretese, fatto per chi dal Black Metal cerca solo ed esclusivamente la sua essenza primordiale, ma è, anche, un lavoro poco riuscito, troppo piatto e monotono.
Un conto era, a mio avviso, proporre musica del genere vent'anni fa con l'attitudine ed il talento di gente come i Darkthrone, un altro è farlo oggi con canzoni tanto elementari da risultare scolastiche e con una registrazione che, come ricordavo prima, non è in linea con le moderne tecnologie.
Certo, va riconosciuto che
Wulkanaz cerca di rendere la sua proposta il più personale possibile attraverso l'introduzione di parti più melodiche (molto nascoste), intrecci chitarristici di matrice epica o con vocalizzi declamatori e parti recitate, ma quello che resta è "solo" minimalismo misantropico con poca classe.
Magari a qualcuno può bastare.
A me no.
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