Avevamo lasciato gli australiani
Faceless Burial ad inizio anno con la pubblicazione del full-lenght
“Grotesque miscreation” – disco di discreto e non molto originale death metal old school – ed ora son tornati dopo pochi mesi con questo cinque pezzi (con intro) intitolato
“Multiversal abattoir”.
Cominciamo col dire che la registrazione è esageratamente, volutamente, troppo retrò: i suoni gracchianti e fruscianti – come se si sentisse un lp consumato con una puntina spuntata - da un lato rendono la proposta del combo aussie molto underground, dall’altro lasciano un senso di perpetuo fastidio durante l’ascolto. Tutto fa brodo e tanto old school ma dal mio punto di vista il buon senso dovrebbe avere sempre il sopravvento.
Detto questo, a livello di songwriting invece si nota un passo in avanti rispetto al debutto, e questa è una cosa molto positiva, le canzoni hanno indossato un vestito più oscuro e cavernoso diventando ancora più sfacciatamente e pionieristicamente anni 90 come se fossero usciti da un paludoso e malsano acquitrino della Florida infestato dagli insetti.
I riferimenti ai primi I
mmolation, Incantation, Morbid Angel, Goreaphobia si sprecano ma è un dato di fatto che queste sonorità penetrano a fondo nelle orecchie di chi ascolta, sfidandolo apertamente fra passaggi taglienti e gorgoglii gutturali al limite della umana comprensione.
Qualche ascolto è necessario per capire fino in fondo
“Multiversal abattoir”, ma alla fine si il tempo impiegato si ripaga con gli interessi perché il viaggio nel passato con la macchina del tempo è molto piacevole e della giusta durata, non eccessivo e non stucchevole.
Un EP per chi ama i gusti decisi di una volta, quelli marci e solforosi.
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