Ci sono band che si prendono il loro tempo... Tempo per scrivere un album, tempo per comporre e per suonare un brano. Come i
Forest of Shadows che in un vivere quotidiano sempre più veloce, si stagliano tenacemente in opposizione a questo sistema imponendo e imprimendo il loro ritmo. Un ritmo diverso.
Among the Dormant Watchers, uscito a distanza di ben dieci anni dal suo predecessore
Six Waves of Woe, è un album che rallenta il battito, ferma lo scorrere del tempo e lo cristallizza in una dimensione sospesa tra sogno e realtà.
Scivolando pacatamente sulle note di un intenso e vibrante melodic doom, i Forest of Shadows si innalzano quali maestose cariatidi che nella loro affascinante immobilità tentano di arginare questo flusso inarrestabile che oggi ci travolge.
I brani si dispiegano lentamente, senza fretta, soffermandosi a lungo su ogni passaggio, fino a che ogni riff non sia profondamente inciso nell'anima. Il growling profondo, a tratti disperato di
Niclas Frohagen, voce e anima della band, bilancia le sonorità limpide e melodiche dei brani creando un contrasto armonico e seducente. Rispetto agli album precedenti, il sound sembra effettivamente meno ruvido, pur mantenendo la formula che ha caratterizzato la band sin dagli inizi, con un'alternanza di clean vocals su passaggi melodici e parti più aggressive. Il tempo affina le asperità. Oggi la musica dei
Forest of Shadows risulta in qualche modo più matura, più solida e incisiva, concedendo meno spazio alle lunghe e malinconiche sezioni acustiche e dando maggior risalto alla forza espressiva e potente del growling di Niclas.
Among the Dormant Watchers è un album dalle atmosfere struggenti, dolorose ed emozionanti. Travolgente non per velocità, ma per il suo incedere maestoso, anche nei passaggi che si smorzano in sonorità ormai post-rock, in un continuo avvicendarsi di questi due registri stilistici che seppur diversi mantengono la stessa forza e la stessa commovente intensità.
Un'apparente perdita di energia sembrerebbe gravare sulla parte finale dell'album, forse anche per la
presenza di un brano come
Lullaby, melodico, delicato, sin troppo monotono. Ma non dubito sia una scelta voluta, per accompagnare l'ascoltatore nella disperazione più cupa fino all'ultimo angoscioso brano, che sembra arrancare ormai stremato, rallentando il passo sin quasi a fermarsi.
E allora fermiamoci. Prendiamoci il nostro tempo. Lasciamo che per almeno un'ora e poco più il battito della nostra vita e il nostro respiro segua un altro ritmo, e lasciamoli andare in sincronia con la disarmante bellezza e la maestosità dei
Forest of Shadows. <3
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