Nome del gruppo e iconografia dell’opera, rievocanti epiche sparatorie all'
O.K. Corral e duelli al tramonto, mi avevano consentito di prospettare un ascolto fondato su atmosfere
country n’ western, mentre alla prova dei fatti i
Wyatt Earp si rivelano una formazione ben più rocciosa e pragmatica, alimentata dall’
hard-rock di Deep Purple, Uriah Heep e Grand Funk Railroad.
Fondati nel 2013 dal chitarrista
Matteo Finato, i veronesi arrivano alla prima pubblicazione discografica grazie all’attenta opera di “scandaglio” dell’
underground italico messo in atto dall’
Andromeda Relix, un’etichetta che raramente commette errori nelle sue valutazioni patrocinatorie.
“
Wyatt Earp” è, infatti, un gran bel lavoro di
rock duro, di quelli che, pur rispettando i dogmi del settore, sorprendono per la qualità delle composizioni e delle esecuzioni, sempre lodevoli, coinvolgenti e sufficientemente variegate.
Pilotate dalla voce parecchio comunicativa e duttile di
Leonardo Baltieri (che attinge dai maestri
Robert Plant,
Ian Gillan e
Roger Daltrey per costruire la sua avvincente prestazione canora), abilmente puntellate dalla brillante chitarra di
Finato e dalle suggestive tastiere di
Flavio ‘J’ Martini, le canzoni del disco, assecondate dall’infaticabile sezione ritmica
Pasquali / Bissa, conquistano per tensione espressiva e buongusto, dimostrando il notevole talento di “traslitterazione” della tradizione di una
band che sono certo abbia anche una cultura specifica vasta e sfaccettata tra le sue principali peculiarità.
Una caratteristica assai evidente nella lunga e melodrammatica “
Gran Torino”, un’esibizione di
hard-prog dagli esiti catalizzanti, e nell’avvolgente “
With hindsight“, ma che emerge anche nelle vibranti scorie
Porpora di “
Dead end road”, “
Ashes” (molto bello l’ipnotico crescendo armonico), “
Live on” (in cui affiora anche l’immortale lezione del
Dirigibile) e ”
Back from afterworld”, capaci di affrontare la “nobile materia” con innata ispirazione e destrezza.
Ammaliante per tecnica e
feeling, l’albo si rivolge a quei
musicofili che non cercano “prospettive avventurose” e apprezzano chi sa onorare i “classici” in maniera più che credibile e appagante … se vi riconoscete nella descrizione, questi eccellenti
Wyatt Earp fanno sicuramente al caso vostro.
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