Abbiamo lasciato i tedeschi
Demonbreed un paio di anni fa con la pubblicazione del debut
“Where gods come to die” per
Testimony Records. Debutto per modo di dire, visto che nascono dalle ceneri degli
Lay Dawn Rotten, band che aveva sulle spalle oltre quindici anni di attività di cui tutto possiamo dire tranne che siano novellini alle prime armi.
In attesa del secondo lavoro, il combo teutonico ha appena dato alle stampe il presente cinque pezzi “
Hunting heretics”, il quale da parte sua, si inserisce con continuità con quanto espresso precedentemente con il precedente lavoro.
Struttura e suoni appaiono sempre legati alla vecchia scuola, così come le aperture melodiche riscontrabili nelle strofe e nei bridge.
Il cd si apre con
“Fear the verdict”, pezzo caratterizzato da ritmiche midtempo senza particolari accelerazioni (anzi in diversi punti si preferisce rallentare), dal groove compatto e quadrato, per passare a una più canonica
“Deadly superstition” (dall’ipnotico inizio molto slayeriano mi vien da dire) che riesce a lasciare comunque una buona impressione.
“Confessions in fire” parte benissimo con una serie di riff d’impatto, che fanno a fette l’aria, su cui il growl incazzato di
Jost Kleinert costruisce un refrain molto catchy dalle tinte gialloblu svedesi. Forse il miglior pezzo del lotto.
Chiudono il minicd “
Suprema” e la titletrack
“Hunting the heretics”, il primo è un brano che mi ha molto ricordato i connazionali
Fleshcrawl o gli svedesi
Evocation per l’incedere deciso senza fronzoli e per le aperture melodiche finali, mentre la seconda è sostenuta da un notevole lavoro alla batteria ad opera di
Ferli Thielmann.
Come avrete capito, nulla di nuovo su questo pianeta, ma di sicuro un lavoro altamente consigliato agli amanti del death metal old school in cui sono assenti punti deboli.
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