Era davvero molto difficile poter immaginare, ai tempi in cui consumavo letteralmente i loro primi dischi (rigorosamente registrati su cassetta eh!), che un giorno avrei potuto "parlare" di un lavoro dei fondamentali Toto, in una situazione diversa dalla classica discussione tra amici a sfondo musicale, dove normalmente ognuno difende a spada tratta i propri eroi.
E' possibile che una sensazione analoga sia stata vissuta anche dalla label italiana Frontiers, che probabilmente agli inizi della sua avventura nel business discografico non prevedeva (sebbene la speranza del raggiungimento di un risultato così significativo fosse magari già tra i suoi "long term targets") che un giorno avrebbe potuto contare all'interno della propria "scuderia" sui padrini incontestati di quella delicata miscela tra rock adulto ed easy listening.
Un segno importante che in fondo qualche volta i "sogni" si realizzano, soprattutto se si ha un po' di fortuna e se si opera, e qui ovviamente mi rivolgo innanzi tutto all'eccellente etichetta nostrana, con competenza, passione e dedizione.
Considero, dunque, l'opportunità di poter esprimere la mia opinione su questo "Falling in between" tramite le pagine della Vostra webzine preferita, come una piccola "realizzazione" personale (ed era già successo con i Journey), ma non nasconderò che negli anni il mio originale impeto nei confronti degli statunitensi si è lentamente raffreddato: altri stili e suoni differenti (spesso più "duri" e "nuovi") hanno attirato la mia attenzione, ma nonostante ciò capolavori impareggiabili quali "Toto" ("Hold the line" è ancora oggi, a distanza di 28 anni dalla sua pubblicazione, una delle pietre miliari assolute dell'hard melodico!), "Hydra" (forse complessivamente il mio preferito in assoluto), "Turn back", quell'incredibile raccolta di hits denominato "Toto IV" (numerosi i Grammys vinti), il fantastico "Isolation" (credo sia meno considerato di quanto meriterebbe) e ancora gli ottimi "Seventh one" e "Fahrenheit", rimangono indelebilmente scolpiti nella memoria, pronti ad essere estratti dal "cassettino dei ricordi" ogniqualvolta si renda necessaria un'azione comparativa "di genere", che molto raramente li vede soccombere a vantaggio dei loro innumerevoli epigoni.
La citazione di tali masterpieces non è affatto casuale, dal momento che "Falling in between" s'inserisce di diritto proprio in mezzo a loro e spero mi crediate se dico che qui non stiamo parlando di un agevole riciclaggio di quegli schemi così vincenti (e non ci sarebbe stato nulla di male giacché il gruppo ne detiene il copyright), bensì di una rappresentazione musicale che evidenzia un'analoga forza passionale e che possiede inoltre quello slancio e quella freschezza capace di ancora di sorprendere e indurre l'ascoltatore a provare delle emozioni simili a quelle suscitate durante la prima audizione di quegli incredibili capisaldi del rock.
Il disco appare quindi come uno splendido viaggio sonoro lontano dalla routine e usando una facile metafora potremmo parlare di una sontuosa navigazione che conduce in porti "sicuri" ed "accoglienti", la cui perlustrazione minuziosa, però, è in grado di svelare calette inesplorate e anfratti inaspettati (una certa "cattiveria" in taluni suoni di chitarra), spettacoli naturali in parte dimenticati (l'approccio "progressivo" alla materia), il tutto orchestrato in un modo talmente affascinante da entusiasmare chi nella musica cerca qualcosa di più del semplice intrattenimento.
La rotta è dunque tracciata e la title-track è uno splendido modo per salpare: vigore, traiettorie al limite del prog metal, le tastiere che ricordano vagamente "Home of the brave" e i paesaggi orientali che si scorgono in lontananza, la rendono incredibilmente appetibile, con una verve che forse le ultimissime prove discografiche della band avevano un po' trascurato.
L'importanza di Bobby Kimball nella gestione (sebbene spesso sviluppata in "condivisione") del microfono si consolida al meglio nella successiva "Dying on my feet", dalle rilevanti coralità e dall'incredibile conduzione musicale alla quale prende parte anche la sezione di fiati dei Chicago.
"Bottom of your soul" è una ballad semplicemente eccezionale: l'atmosfera soffusamente "tribale" (contribuiscono le percussioni di Lenny Castro), consente alle voci di Steve Lukather (e che dire del suo lavoro alla sei corde acustica? Meraviglioso!) e Joseph Williams (ex della band e ospite speciale del disco) di impregnare di pathos la loro interpretazione e se aggiungete il coro praticamente irresistibile, qualcuno potrebbe pensare ad una nuova "Africa" ... per me si tratta solo di una canzone straordinaria, che non ha bisogno di scomodare paragoni eccellenti per dimostrare la sua bellezza.
La raffinatezza densa di vitalità di "King of the world" e il suo refrain contagioso sono da applausi, "Hooked" è un episodio nel quale funky leggermente "tecnologico" e soul si ritrovano a braccetto in un clima molto "disinvolto", dove fa capolino addirittura il flauto di Ian Anderson, a dire la verità un po' sacrificato e la cui perizia si sarebbe verosimilmente potuta sfruttare più adeguatamente.
"Simple life" è un'altra slow song delicata, con la strepitosa apertura del chorus che la caratterizza in modo alquanto emozionante e tanto romanticismo viene bruscamente interrotto da "Taint your world" uno scatenato rock 'n' roll ad alto gradiente tecnico/adrenalinico (suona quasi come un'impossibile sorta di fusione tra una "All us boys" del nuovo millennio e i Van Halen!) con Kimball sugli scudi e la dimostrazione che i Toto sanno anche "rollare" alla grande.
Infettive suggestioni funky/fusion alimentano "Let it go", cantata dalla new entry Greg Phillinganes (Stevie Wonder, Eric Clapton, George Benson, Michael Jackson ...), mentre i brividi trasformati in note per l'intensità gospel di "Spiritual man" e ancora la melodia fenomenale di "No end in sight" suggellano la conclusione di una traversata indimenticabile che fortunatamente può ricominciare con un semplice gesto della mano sul tasto "play" del lettore Cd.
Poche storie, qui abbiamo a che fare con una vera e propria leggenda vivente della musica, piombata nel 2006 a ristabilire le gerarchie. Assaporate con calma "Falling in between" e credo che quando in un futuro Vi troverete a dissertare sui classici dei Toto non potrete, come me, prescindere anche dalla sua menzione.
Voto: 9/10
Marco Aimasso
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Rieccoli, dopo sette anni dall'album in studio "Mindfields" e la parentesi cover del 2002 "Through The Looking Glass", con un nuovo lavoro... "Falling In Between".
Si ripresentano con alcune novità sonore tra le quali spiccano gli arrangiamenti più "progressive", all'interno dei quali si muove con assoluta maestria la Music Man di Lukather, e la sezione fiati dei Chicago abbinata alla classe dell'immenso sassofonista Tom Schott. Tutto si amalgama con assoluta precisione spaziando dall'hard rock al Funk - Jazz.
Ascoltare un album dei TOTO è sempre emozionante,anche questa volta la qualità del lavoro è eccellente e la professionalità non è da meno. La voce sempre prorompente di Bobby Kimball, la ritmica poderosa di Simon Phillips alla batteria abbinata alla precisione senza particolari virtuosismi del basso di Mike Porcaro e l'istrionismo di Steve, sfociano in un sound di prim'ordine. L'inserimento alle tastiere del poliedrico Greg Phillinganes (onnipresente nel
pluridecorato Thriller di Michael Jackson e altre partecipazioni a fianco di George Benson... Quincy Jones... per citarne alcuni!!!) già in formazione nel tour europeo dello scorso anno, arricchisce le atmosfere di verve e armonicità.
L'album scorre piacevole e il brano d'apertura "Falling In Between" è già un bel biglietto da visita, chitarra in primo piano... alla Petrucci per intenderci!! ...dopo ottime melodie ed eleganti arrangiamenti Steve ci regala un momento acustico dolcissimo con il motivo "Simple Life" dedicato alla moglie. Il momento clou dell'album è senza dubbio "Taint You World", brano d'impatto e grintosissimo nato per essere eseguito dal vivo!!
Quindi appuntamento il 18 Marzo al Mazda Palace di Milano dove si vivranno grandi emozioni... emozioni che questa grande band ci regala da trent'anni!!! Il segreto di tutto questo? Professionalità e Amore, requisiti necessari per un lavoro che senza queste qualità non porterebbe al conseguimento di simili risultati
...e la storia continua!!!
Voto: 9/10
Nazzaro Carmelo