Secondo album per gli
Akroterion, che rispetto all'esordio ("Commander of Wild Spirits", del 2016) vedono l'ingresso nel gruppo di
H. Skrat alla voce e di
Francisco Verano alla batteria, ad affiancarsi al polistrumentista e fondatore
BP Gjallar.
Ma oltre a dei nuovi musicisti "
Decay Of Civilization" mostra anche dei miglioramenti rispetto al gia più che valido predecessore, proseguendo sullo stesso percorso musicale, mai banale e costretto da manierismi, tra Black minimale e retrò, Doom crepiscolare, con momenti epici e un tocco melodico e progressive che si insinua nelle pieghe dei disco per ergere con prepotenza nella conclusiva "
The Gift of Lady Death".
Ma il brano che mi ha spinto ad approfondire la conoscenza con gli
Akroterion, è stata proprio l'opener, "
Initiatory Death", per quel morboso e angosciante avvio, a richiamare quella malvagità serpeggiante e incombente alla Dissection, che si quieta per pochi attimi in un passaggio vocale inquietante ed evocativo. La versatilità degli
Akroterion, viene ribadita dalla seguente
"Blood Libel", cori epici e sfuriate Black che possono far pensare ai Bathory, mentre "
Red Dawn Under a Chemical Sky" è cattiveria pura, frontale e furibonda, con un guitarwork crudo e tagliente e il martellare impetuoso di
Francisco Verano. Con "
Soul Corruption" i ritmi si fanno meno ossessivi e si punta su atmosfere sulfuree e sabbathiane, e se a sorpresa "
Brains" coniuga Black Metal e Punk (come dei Warfare fattisi più estremi), è poi la spedita titletrack ad trascinarci giù... attraverso i nove cerchi dell'Inferno, fino alla pace dettata da "
The Gift of Lady Death", dove gli
Akroterion rinunciano alla violenza musicale e vocale, abbassando i ritmi, privilegiando i toni melanconici e atmosferici, e adottando anche un cantato "pulito".
"
Decay of Civilization" è un disco che meriterebbe una maggiore platea di quella dettata da una tiratura di sole 150 copie numerate a mano.
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