Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:50 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records

Tracklist

  1. VERKLIGHETEN
  2. ARRIVAL
  3. BLEEDER DESPOILER
  4. FULL MOON SHOALS
  5. THE NURTURING GLANCE
  6. WHEN THE UNIVERSE SPOKE
  7. STÅLFÅGEL
  8. THE WOLVES ARE BACK IN TOWN
  9. WITAN
  10. THE AGELESS WHISPER
  11. NEEDLES AND KIN (FEAT. TOMI JOUTSEN)
  12. YOU AQUIVER

Line up

  • Björn “Speed” Strid: vocals
  • David Andersson: guitars
  • Sylvain Coudret: guitars
  • Bastian Thusgaard: drums
  • Sven Karlsson: keyboards

Voto medio utenti

L'andamento dei miei sentimenti verso i Soilwork è quello tipico delle grandi storie d'amore: la folgorazione iniziale - in cui ogni aspetto dell'oggetto dell'infatuazione appare privo di difetti - le prime delusioni dopo la presa di coscienza che alla fine le imperfezioni purtroppo vi sono (ed anche grosse), il distacco doloroso ma indispensabile ed infine il ritorno di fiamma imprevisto ed imprevedibile.
"Steelbath Suicide", "The Chainheart Machine" e "A Predator's Portrait" sono tre gemme di death metal made in Goteborg che resteranno immortali e che hanno impresso il nome della band di Björn "Speed" Strid a fuoco nel mio cuore metalloso.
Purtroppo già dal successivo "Natural Born Chaos" i semi (per chi vi scrive mefitici) del metalcore avevano iniziato a germogliare nel sound dei nostri ed avrebbero portato i loro frutti (nefasti) nei successivi 4 full length.
Da qui il mio distacco -invero doloroso- dalla band sino alla pubblicazione di "The Living Infinite" nel quale avevo ravvisato un improvviso riaccendersi della fiamma, un fuoco sotto la cenere; fuoco che nel successivo "The Ride Majestic" si era fatto via via più intenso a testimonianza di come a volte il dolore (l'album sin dalla sua genesi era stato funestato da numerosi lutti intorno ai Soilwork) sia fonte involontaria di ispirazione.
E siamo arrivati (perdonate il lungo excursus storico) all'undicesimo lavoro sulla lunga distanza dei nostri, "Verkligheten", edito come di consueto da Nuclear Blast.

A valle dei numerosissimi ascolti che ho fatto (ed a dire la verità sto ancora facendo) posso dire chiaramente di come il disco chiuda il cerchio delle tre fasi della carriera dei Soilwork che dopo il trittico d'esordio e le divagazioni nella parte centrale, è venuta a patti con le proprie anime trovando le sonorità che cercava dibattendosi tra vari generi.
"Verkligheten" in svedese significa "realtà", quell'entità dalla quale tutti cercano di fuggire, e l'album è il tentativo del gruppo di andare oltre il piano del reale provando ad esprimere le sensazioni che nascono intense e vivide all'inizio del sonno quando fantasia e realtà si confondono e divengono difficili da riconoscere.
Le sonorità presenti sono (finalmente) depurate da ogni traccia di derivazione 'core e definiscono quello che probabilmente sarà il Soilwork-sound dei prossimi anni, una proposta che per certi versi ricorda gli ultimi Amorphis.

Nei 12 brani che compongono la tracklist incontriamo pezzi di puro melodeath svedese come "Arrival" o "When The Universe Spoke" nei quali il nuovo batterista Bastian Thusgaard (arrivato a sostituire un mostro come Dirk Verbeuren ora ai Megadeth) sciorina una prestazione favolosa, brani "amorphisiani" (orrendo neologismo, ne sono consapevole) come "Witan", "Full Moon Shoals" e "The Ageless Whisper" con gli splendidi ceselli melodici delle due asce Andersson/Coudret e tracce più easy listening.
Sto parlando del singolo "Stålfågel", ruffianissimo con il suo ritornello che ricorda da vicino "Higher than the Sky" dei Rage, e della conclusiva "You Aquiver" che per dinamiche, sonorità e melodie potrebbe essere tranquillamente inserita in "Slippery when wet" dei Bon Jovi: e vi assicuro che non sono note di demerito.
Un cenno a parte per il brano "Needles and Kin" che vede la partecipazione a questo punto direi non casuale di Tomi Joutsen (singer degli Amorphis), a mio giudizio il brano migliore del disco che coniuga riffs furiosi, melodie azzeccate ed un'alternanza harsh/clean vocals perfetta.

"Verkligheten" è un lavoro che mi ha conquistato ascolto dopo ascolto proprio per il suo essere "altro" rispetto a gran parte di ciò che i Soilwork hanno proposto finora e soprattutto per le prospettive che mette in luce: per una volta forse il meglio (dopo il glorioso passato) deve ancora arrivare.

SOILWORK - "Stålfågel"

Recensione a cura di Alessandro Zaina
pop rules !

a mio avviso, un disco orrendo

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 10 gen 2019 alle 13:28

Rece stupenda. Ho adorato i primi due, odiato le contaminazioni e la prolissità di altri lavori ma, visto quanto dici, devo ascoltarlo.

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