Un po' a sorpresa ecco un nuovo album degli
Hollow, che a quasi vent'anni da "Architect of the Mind" si ripresentano sulla scena, seppur - come scopriremo - in "forze ridotte", ma anche in gran forma.
Infatti, su "
Between Eternities of Darkness" la formazione vede il solo
Andreas Stoltz (anche nei Binary Creed) a rappresentare il gruppo, cantando e suonando tutti gli strumenti, salvo la batteria, assegnata a un "tal"
Stalder Zantos, che curiosamente è un anagramma di
Andreas Stoltz, il che mi fa pensare che possa trattarsi di una batteria elettronica. Seppur fosse, questo non penalizza la resa sonora del disco, che suona brillante e vivace, sin dalla sua opener "
Travel Far", che definisce subito lo stile degli
Hollow, un Progressive Metal che si può accostare a band come Tad Morose, Morgana Lefay, Triosphere e DGM e e soprattutto si ricollega a quanto fatto in passato dagli
Hollow e in tempi più recenti pure dai Binary Creed, che in effetti presero nome proprio da una delle canzoni incluse sul già citato "Architect of the Mind".
I picchi dell'album sono, a mio avviso "
Pull of the Undertow" ben scandita e vigorosa, con un azzeccato refrain e un bell'assolo di chitarra, e la drammatica ed intensa "
Death of Her Dream", che alterna toni soffusi e arpeggiati a momenti via via sempre più accesi. Se vi piacciono gli episodi energici potete sempre guardare a "
Travel Far" o all'accoppiata "
Hidden" & "
Calling", e se preferite esplorare gli aspetti più melodici non resta che rivolgersi a "
Shadow World" (da sottolineare la prova vocale di
Stoltz) oppure ai chiaroscuri della conclusiva "
Say Farewell".
E' davvero un piacere rivedere in pista gli
Hollow, e ad ogni modo "
Between Eternities of Darkness" è un album dalle molteplici sfaccettature... qualcuna dovrà pur piacervi.
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