Senza nascondermi dietro a un dito e mettendo le carte in tavola, vi dico subito che non ascoltavo un disco esaltante dei
Malevolent Creation da
The Will To Kill. Li ho amati tanto e sono stati importanti per la mia "formazione metallica", ma davvero da parecchio tempo sentivo la band di
Phil Fasciana in affanno.
Doomsady X e
Invidious Dominion erano dischi parecchio fiacchi, il precedente
Dead Man's Path, invece, faceva vedere una ripresa, quasi una timida rinascita per la band californiana. Oggi, con il tredicesimo lavoro in studio, i deathster americani si presentano a noi con un nuovo, semplice sconvolgimento in line up:
via tutti.
Se per
Hoffmann (RIP) era certo un nuovo successore dietro al microfono, stupisce (ma non più di tanto, conoscendo il lunatico
Phil) il ricominciare praricamente da zero, mandando via anche lo storico bassista (e grande growler)
Jason Blachowicz.
Ma
Phil ha fatto bene, oggi posso di nuovo esaltarmi.
Fasciana-Alvaro Vitali (guartate le foto promozionali...) è rimasto solo al comando e ha scritto tutto il nuovo disco, un album feroce, dritto, veloce e che dimostra tutto il suo amore per gli Slayer.
Envenomed e
The Art Of Murder sono le coordinate seguite per questo
The 13th Beast, inutile che pensiate a
Retribution o
The Ten Commandments, non si può ricreare la magia di quegli inizi però, ascoltatemi bene, qui c'è roba buona.
Dopo un iniziale ascolto che non mi aveva impressionato, ho messo
The 13th Beast in macchina e l'ho riascoltato più volte anche in cuffia e ho afferrato la violenta bellezza di questo disco. Lì per lì ero rimasto perplesso dalla lunga durata (50 minuti) e dalla "staticità" del lavoro, poi le canzoni sono entrate.
Il riffing è semplice ma ben strutturato, iniezioni di "melodia" sono assicurate da un ampio uso del tremolo picking, il nuovo drummer picchia a dovere blastando con convinzione, il basso è ben percepibile e lungo il corso del disco ci sono anche diversi break, quegli stacchi con cambio di tempo in cui i Malevolent Creation erano maestri e che fanno svitare la testa.
Parlando un attimo delle singole canzoni, "
Agony of The Chosen" e "
Born of Pain" sono due bombe, "
Release The Soul" è più lenta e stacca un po', le altre si mantengono su un buon livello anche se, come detto prima, sono molto omogenee. Addirittura "
Mandatory Butchery" è fin troppo Slayer-style ed in generale un paio di brani in meno avrebbero reso il lavoro più incisivo. Quello dei Malevolent Creation odierni è un death metal non troppo cupo o oscuro come quello dei tempi di In
Cold Blood oppure
Eternal, ma è più "aperto" e tagliente.
In calce segnalo la buona prestazione dietro al microfono di
Lee (anche chitarrista e autore degli assoli) ed una produzione che sento quasi "neutra", ovvero che evita effetti bombastici o eccessiva pulizia.
Bisogna solo passare sopra quell'orrenda copertina e avere voglia di riprovare a dar loro fiducia.
Questa volta sarà ben riposta.