Continua imperterrito il setaccio nell’ambiente underground death metal del continente australe da parte delle varie etichette specializzate, a questo giro di danze tocca ai
Vile Apparition, quartetto proveniente da Melbourne, debuttare col presente
“Depravity ordained” per
Blood Harvest.
Nemmeno il tempo di oltrepassare la metà dell’opener
“Mauled and namelss” e si intuisce la matrice e la “geolocalizzazione” della materia trattata: death metal anni 90 e… Stati Uniti!
Ma questa volta non tocca ai
Death e nemmeno agli
Obituary o i
Morbid Angel, la musica dei
Vile Apparition ha molti punti in contatto con quella dei mitici
Nocturnus (i primi due lavori sono obbligatori per chiunque si avvicini a questa musica) a cui si uniscono elementi presi dai
Suffocation prima maniera (non quelli ipercondensati di oggi per intenderci) e una punta di
Immolation.
Il mix è decisamente intrigante; la produzione, lontana dall’esser leccata, mantiene quella patina di imperfezione atta a ricreare il più possibile le sonorità di qualche decennio fa donando a
“Depravity ordained” una marcia in più.
Pur essendo una band relativamente nuova – si sono formati nel 2017 ma il batterista
Ollie Ballantyne e il chitarrista/cantante
Jamie Colic hanno suonato per anni nei deathster
Sewercide – i
Vile Apparition si agiscono con estrema sicurezza e mestiere:
“Mauled and nameless”, “Malevolent aphanatasia”, “Depravity ordained” alla fine trasmettono sensazioni molto più che positive.
L’album si chiude con la riproposizione dei quattro brani contenuti nel demo
“Atrocious captivity” allungando la durata complessiva di “Depravitiy ordained” a quasi 53 minuti.
L’Australia continua ad essere una fucina di realtà molto interessanti, a voi la voglia di ascoltarle.
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