Lavoro interessante a livello concettuale per questi francesi dediti a sonorità estreme.
La band rilascia un concept album incentrato sulla donna in quanto essere umano; in fin dei conti tutti noi dobbiamo tanto alla donna come figura, perché senza di essa non saremmo mai nati.
I nostri prendono come esempio diverse figure tra il mitologico e il religioso per dare un quadro più significativo al tutto.
Il primo brano “
Origins” parte subito in quarta con riffing dal chiaro sapore black/death, partiture molto tecniche, orchestrali e riffing marziali.
Si sente l’alone di certi
Behemoth in questo brano; il taglio è molto marziale della sezione ritmica con interventi più tellurici dati da cambi di tempo in doppia cassa, orchestrazioni e vocalizzi femminili mentre il singer adotta un growl profondo ma comprensibile.
“
Under a bleeding moon”, esplode in un riffing seguito da orchestrazioni magniloquenti; il lavoro in sede ritmica è di sapore epico e si sentono anche percussioni in secondo piano.
Brano cadenzato con un riffing pesante e il growl sempre presente; le orchestrazioni delle tastiere rendono bene sia nei tempi più cadenzati che nelle sfuriate in blast beats.
Il tono è drammatico con interventi di piano e apertura melodica armonizzata nella parte centrale con le chitarre a dialogare con le tastiere.
Anche questo brano è influenzato dalla musica araba sia per quanto riguarda il taglio strumentale che i vocalizzi femminili.
“
The plagues”, viene introdotta da percussioni e riffing arabeggianti con la doppiatura melodica delle orchestrazioni.
La magniloquenza estrema qui è palpabile; attacco diretto in blast beats, sembra di sentire l’unione del metal estremo e certe colonne sonore del compositore
Hans Zimmer.Brano tellurico con riffing graffianti e serrati uniti a un lavoro certosino della sezione ritmica e del growl profondo del singer.
Ci sono anche cori puliti dal taglio drammatico e potente a donare ancora più epicità all’architrave sorretto dalle chitarre.
Un brano magniloquente e imponente nella struttura ad ampio respiro; non è facile far coesiste atmosfere tanto dense e diverse.
“
Of divinity and flesh”, è un brano che viene introdotto da orchestrazioni di taglio drammatico e arabeggiante per poi aprire a parti più solenni con riffing death/black in tremolo e orchestrazioni.
Buonissima la sezione ritmica che sa attaccare senza pietà con blast beats furiosi ma anche cambiare versante con le orchestrazioni a menare le danze.
La melodia portante è drammatica e sfido chiunque a non farsi coinvolgere emotivamente con il growl sempre più profondo e bilanciato a vocalizzi femminili puliti.
Un disco possente, tellurico e bilanciato alla perfezione tra sfuriate estreme e parti orchestrali dal sapore epico e cinematografico.
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