Difficile contraddire l'etichetta che la Vàn Records appiccica al secondo album dei Sinmara.
Difficile perchè "Hvísl Stjarnanna", lavoro che ci racconta di miti legati alle sirene, ai fantasmi e agli spiriti malevoli, è effettivamente un signor album, un concentrato di malvagità e grigiore come è difficile ascoltare in giro.
Il gruppo islandese strizza l'occhio alla proposta di gente come Aosoth o Deathspell Omega e si fa portavoce, dunque, di un suono claustrofobico, ricco di dissonanze, possente ed oscuro, diluito all'interno di sei tracce molto compatte, quasi mono tone nel loro incedere ossessivo, ma anche capaci di inaspettate inflessioni melodiche che certamente giovano, e non poco, alla bontà del risultato finale.
Risultato finale che viene esaltato, anche, da una produzione praticamente perfetta vista la sua forza e brutalità, e da una capacità di arrangiamento di sicuro spessore che conferisce alle canzoni uno spessore emotivo ed una forza iconoclasta come solo i migliori gruppi della bella e selvaggia Islanda sono in grado di fare.
I Sinmara dimostrano, con il nuovo album, un evidente progresso rispetto al già buonissimo debut "Aphotic Womb" uscito ormai cinque anni fa, e ci danno prova che l'attesa di una loro nuova uscita non è andata sprecata: "Hvísl Stjarnanna", con le sue soluzioni asfissianti, con i suoi venefici inserti di matrice sludge, con il suo gelo nordico e con le sue atmosfere maligne è un album da ascoltare e riascoltare in religioso silenzio inchinandosi di fronte al bruciare perpetuo della nera fiamma.

Quella più vera e pura.