Ci sono tante, troppe, cose da dire sul nuovo album degli Aborym. Da dove iniziare? Un buon punto di partenza potrebbe essere la nuova line-up, che vede il gruppo romano passare a una formazione metà italiana e metà norvegese. La separazione di Fabban e Nysrok da Sethlans e Attila Csihar, troppo impegnati rispettivamente con Dissection e Mayhem, non lascia in eredità un gruppo svalutato: i nuovi musicisti reclutati per il progetto rispondono al nome di Prime Evil dei Mysticum e di un certo Bard Faust, recentemente tornato sulle scene dopo la lunga pena scontata in carcere. Dopo le divagazioni elettroniche marcate di "With No Human Intervention", gli Aborym tornano a pestare il chiodo con incisività. "Generator" da questo punto di vista è un autentico macigno, vista l'attitudine prettamente chitarristica che ne pervade tutti i pezzi, ed è sottolineata anche dagli sporadici assoli che squarciano all'improvviso le composizioni. Gli intelligenti riff congegnati da Nysrok vengono sapientemente accompagnati dalle tastiere, che si abbandonano spesso all'electro più diretta, e dai numerosi inserimenti meccanici che ne aumentano la carica infettiva. In questo senso gli Aborym riprendono e moltiplicano il discorso aperto dai Dimmu Borgir con "Puritanical Euphoric Misanthropia", di black metal bastardizzato con l'industrial, vibrante e ossessivo, esaltato dal grandeur della sinfonia. Ma il gruppo capitolino non rinuncia al tocco marcatamente più originale, vissuto con l'inserimento di cori o di spezzoni di discorsi di Charles Manson, oltre a una traccia completamente malata che vede anche l'addio di Attila dietro al microfono. Per tornare all'inizio della nostra recensione, il vero valore aggiunto è dato dall'inserimento dei due nuovi componenti, autori di una prestazione che va ad aumentare esponenzialmente il tasso tecnico della band. Prime Evil si esibisce in una prova talmente malata da mettere in luce tutta la stranezza della sua timbrica vocale, mentre Bard Faust mostra la volontà di riprendersi quel trono abbandonato a forza all'inizio degli anni novanta. Potrebbe sembrare un controsenso la scelta di introdurre un batterista umano al posto della drum-machine in un contesto così freddo e meccanico, ma non è così. Faust è completamente a suo agio sia nelle parti più martellanti e ripetitive, che soprattutto in quelle più lente e progressive. Lo straripante finale di "Ruinrama Kolossal" vive delle divagazioni del talentuoso drummer, che valorizza a pieno una grandissima intuizione di Nysrok. Poteva sembrare impossibile ripetere i fasti di "With No Human Intervention", ma gli Aborym hanno addirittura rincarato la dose: "Generator" è un album terribilmente perfetto. Generatore di odio, generatore del male.