Accidenti alla
Frontiers Music che con questo “
The Italian job” ti obbliga a renderti conto quanto la vita sia spesso “crudele”, costringendoti a venire a patti con questioni “futili” come gli impegni professionali e familiari, mentre vorresti che le cose veramente importanti come l’amore per la musica avessero sempre la massima priorità.
Ebbene sì, non ho assistito allo
show degli
FM durante il
Frontiers Rock Festival del 2018 e di questo non posso che rammaricarmi enormemente, ricordando in particolare quando, imberbe
chic-rocker, consumavo i loro primi dischi bramando di poter un giorno avere la possibilità di vederli “dal vivo”.
Dopo i folgoranti inizi, la carriera dei britannici si è sviluppata negli anni in maniera sempre più che dignitosa, per poi arrivare a incendiare nuovamente la soddisfazione
cardio-uditiva con “
Heroes and villains” e “
Atomic generation”, accentuando ulteriormente il senso di frustrazione che i suddetti vincoli (e non ricordo nel dettaglio a quale delle due tipologie descritte - forse entrambe - si possa addebitare il “misfatto” ...) hanno fatalmente cagionato nel sottoscritto.
Fortunatamente, a mitigare tutte queste sensazioni negative ci pensa un “surrogato” dell’evento piuttosto riuscito e coinvolgente, in cui, a conferma di quanto appena affermato, i “classici” della gloriosa storia della
band si amalgamano assai bene con le perle più recenti del suo repertorio, in un tripudio di classe, perizia e impellente forza espressiva “adulta”, il tutto pilotato da una delle voci maggiormente appassionanti dell’intera scena melodica.
Qualche menzione, estratta da una scaletta pressoché perfetta (avrei gradito una superiore contribuzione di “
Heroes and villains” e magari pure qualcosa da “
Takin' it to the streets”) … ”
Black magic” (un modo eccellente per aprire un’esibizione degli
FM nel terzo millennio), “
I belong to the night” e “
That girl” (due delle tante gemme di “
Indiscreet”), “
Life is a highway” (attraente evocazione Van Hagar-
iana), “
Let love be the leader” (radioso singolo targato 1987) e poi ancora “
Someday (You’ll come running)”, “
Does it feel like love” e “
Bad luck” (scritta in collaborazione con
Desmond Child!), clamorosi frammenti sonori prelevati dal capolavoro “
Tough it out”, qui celebrato anche attraverso una frizzante esecuzione della sua pungente
title-track.
E allora, infine, ribaltando i termini del prologo di questa disamina, non mi resta che dire grazie alla
Frontiers, la quale, con queste brillanti iniziative discografiche assiste anche chi talvolta è costretto a sacrificare parte (appena un po’,
eh ...) della sua sfrenata passione di
musicofilo sull’altare degli inevitabili compromessi del vivere quotidiano.
Ah, beh, per essere chiari e “spersonalizzare” leggermente la faccenda, “
The Italian job” è ampiamente consigliabile anche per quelli che, beati loro, il concerto l’hanno visto …
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