Freddy Delirio, al secolo
Federico Pedichini é conosciuto soprattutto dai più per militare nei grandi e seminali
Death SS.
Ma il nostro vanta una lunga carriera musicale, é conosciuto nell’ambiente musicale anche come titolare dei suoi studi di registrazione, i mitici FP Recording Studios.
Questo é il suo ritorno discografico, che svela l’eclettismo e l’apertura musicale del tastierista e compositore toscano.
L’apertura alle danze é data da “
Frozen Planets”, brano che sfodera le unghie con un bel ritmo sostenuto e un’atmosfera quasi legata alla band madre.
Un bel brano dove le chitarre ruggiscono e il chorus entra subito in testa, pronto per essere cantato dal vivo con cori a dare enfasi; un’atmosfera per certi versi “spaziale” si nota nell’ascoltare questo brano ricco di melodia elettrica.
Attenzione il secondo brano “
Guardian Angel” é solo un’omonima del brano dei
Death SS; il brano é sostenuto in questo up tempo trascinante da belle chitarre e da tastiere atmosferiche.
Il nostro dosa abilmente la voce con un chorus melodico che vi spingerà a cantare a squarciagola subito; grande solo di chitarra con incalzo progheggiante da parte del buon
Freddy che fa vedere le sue abilità coi tasti d’avorio.
“
The circles”, é un brano dalle connotazioni darkeggianti; oscuro e sensuale con una voce femminile ad arricchire con vocalizzi ispirati.
Per certi versi potrebbe richiamare i campioni del goth rock più sostenuto, per l’atmosfera; buonissime le chitarre che graffiano il giusto, un plauso ai nostri nel creare melodie cantabili e immediate.
“
The new order”, composizione dai toni drammatici con la batteria che misura il tempo e il pathos drammatico che la pervade.
Per certi versi mi sembra richiamare un certo
Nick Cave più oscuro e tragico, con le orchestrazioni che delineano melodie drammatiche e voci femminili ad aumentarne il pathos; all’interno un’ospite d’onore, ovvero
Steve Sylvester.
“
Liquid neon” viene introdotta da note di tastiera con un riffing poderoso in questo mid tempo metallizzato a dovere.
Un brano dove la melodia é sempre presente non solo nel cantato del nostro, ma anche nelle trame di tastiera; ottimo solo di chitarra e incursioni elettroniche davvero gustose.
La conclusiva “
The ancient monastery”, é un brano lento, sostenuto da un riffing drammatico come il coro che impreziosisce questo brano dal taglio elegiaco.
Azzeccato l'uso della melodia e delle tastiere per donare pathos in questo ultimo capitolo sonoro; bellissimo il solo in armonizzazione ricco di melanconia supportato dalle tastiere.
Un disco che deve essere posseduto da chiunque ami la buona musica senza frontiere; guardate la copertina, sembra richiamare quella di un film di genere che il cinema nostrano sfornava tanto tempo fa; un grande prodotto che fa ancora di più comprendere l’artista dietro il nome
Freddy Delirio.
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