I francesi
Aephanemer - neologismo nato dall'unione delle due parole francesi "éphémère" (effimero) e "fanée" (appassito)- nati nel 2014 come progetto del polistrumentista occitano
Martin Hamiche, dopo aver riscosso un discreto successo su Youtube con l'EP strumentale "
Know Thyself", nel 2015 sono diventati una vera e propria band accogliendo altri musicisti e pubblicando il debut "
Memento Mori" nel 2016.
Li ritroviamo oggi con il loro secondo lavoro sulla lunga distanza, "
Prokopton" (colui che “avanza” nel cammino di formazione dettato dalla filosofia), pubblicato da
Primeval Records.Prima di iniziare a parlare di musica occorre sottolineare quanto il quartetto transalpino abbia creduto nel proprio valore e quanto la label stia investendo su di loro: l'artwork dell'album è realizzato da
Niklas Sundin (Dark Tranquillity) mentre masterizzazione e mixaggio sono stati curati da
Dan Swanö e
Mika Jussila.
Ora vedremo se non aver lesinato sugli sforzi ha portato i frutti sperati.
Musicalmente gli
Aephanemer appartengono alla deriva sinfonica del death metal melodico, quel genere reso importante da Children of Bodom e Kalmah, gruppi non citati a caso in quanto il sound dei nostri ha moltissime attinenze con le sonorità tipiche della Finlandia rese però personali avendo incorporato partiture di violino tipiche della musica tradizionale est-europea.
Il risultato è un disco che tracima note sino a quasi essere ridondante ed eccessivo nella sua opulenza sonora: i duetti tra le chitarre di
Marion Bascoul (sì è una signora ed è interprete di harsh vocals che per timbro, rabbia e potenza fanno arrossire colleghe ben più celebrate....) e
Martin Hamiche, sferzanti ed aggressive, ed i violini creano un muro sonoro poderoso e delle sonorità trascinanti.
I brani sono ricchi ed elaborati, dal songwriting convincente e dall'andamento -sebbene a volte ripetitivo - coinvolgente: parlo ad esempio dell'immediata "
The Sovereign" con il suo ritornello "a presa rapida" o della graffiante e ricercata "
Snowblind".
Validissime anche "
Dissonance Within" -grazie ad un break centrale accattivante- e la suite conclusiva "
If I Should Die" in cui i richiami a "Follow the Reaper" si fanno più evidenti pur senza mai sconfinare nella mera imitazione.
Alla luce di quanto detto è evidente che -seppur certamente latori di musica estrema- gli
Aephanemer hanno sacrificato il lato prettamente "death" in favore di una maggiore accessibilità nelle composizioni.
Il vero punto debole del disco è però una certa monotonia nelle strutture dei brani che, seppur validi, non riescono a spiccare distintamente l'uno dall'altro e perdono quindi di mordente durante gli ascolti ripetuti.
La band è comunque giovane ed ha il tempo per limare questi piccoli difetti, condizione indispensabile per emergere in un mercato così saturo di proposte; resta il buonissimo lavoro fatto con "
Prokopton" che me li fa senz'altro consigliare per l'ascolto.
Avercene di band così....
Aephanemer - "
The Sovereign"
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