Forti di un nuovo cantante,
Johan Fahlberg (Jaded Heart) e di un nuovo chitarrista,
Matti Norlin (Badge), i
Lugnet ritornano a frequentare la frenetica scena discografica contemporanea con un lavoro piuttosto piacevole e coinvolgente, perfetto per soggiogare i sensi dei tanti estimatori dei suoni “classici”, che fremono per Deep Purple (i principali “maestri” dei nostri, direi …), Rainbow, Whitesnake e Uriah Heep.
Cresciuti in convinzione e sotto il profilo musicale in generale, gli svedesi s’inseriscono con prepotenza in una scena alquanto inflazionata e riescono ad arrivare all’anima dei
fans del settore grazie ad una notevole intensità espressiva, pilotata dalla voce graffiante e poderosa di
Fahlberg, autore di una prova assai convincente.
Al resto ci pensano brani molto ben concepiti sul piano compositivo, ossequiosi della “storia” del genere e non per questo imputabili di sterile citazione e di eccessiva deferenza.
Si comincia con una fragorosa e ferale “
Die for you”, che unisce con gusto
seventies ed
eighties (ostentando qualche barlume di
NWOBHM), per poi proseguire con una “
Begging” che pulsa di smaniosa materia
Porpora, padroneggiata con innata sensibilità e attitudine.
Tocca, subito dopo, al riff “concentrico” e ipnotico di “
Never again” il compito di mantenere alta l’attenzione e se l’obiettivo può dirsi perfettamente centrato, anche con “
Death laughs at you” non si rischiano cali di concentrazione, scongiurati da una violenta scarica emozionale intrisa di desolante catarsi
blues.
L’urgenza adrenalinica della
title-track è un bel modo per procedere spediti in un programma che riserva ancora tre scosse importanti come la suadente “
Living in a dream”, la vibrante “
Cockroach” e, soprattutto, la caliginosa “
Kill us all”, un autentico gioiellino di
heavy-rock dai contorni magici ed evocativi.
“
Nightwalker” dimostra, dunque, che sfruttare l’inesauribile filone aureo della “tradizione” può ancora essere una pratica costruttiva e non speculativa se, assieme alla devozione, è l’ispirazione a guidare le velleità artistiche di una
band preparata e motivata … tra l’altro, ho l’impressione che i
Lugnet abbiano i mezzi per contribuire alla “causa” in maniera ancora più decisiva … per ora, molto bravi.