Opera prima di questo gruppo che annovera tre grandi musicisti di area estrema, ma soprattutto tre ribelli.
Tre ribelli che hanno deciso di andare oltre il metal estremo, o uscire fuori dal seminato per destrutturarlo come dicono quelli fighi.
Qui abbiamo un lavoro veramente estremo, dove il black metal si fonde a impulsi prog, post, e incursioni nello psych ma senza perdere un grammo di sozzura malsana; quando hai due personalità forti al ponte di comando come
J e
Niklas Kvarforth, sai già benissimo di andare incontro ad un lavoro sentito con passione e volutamente provocatorio.
La strumentale e pezzo d’apertura “
Beyond eternal recurrence”, sorprende con un’apertura malinconica dal feeling post-black metal con chitarre quasi gilmouriane e tempi di batteria sostenuti.
La melodia anche se umbratile é aperta e ricca di malinconia e la produzione pulita dona visibilità a tutti gli strumenti coinvolti.
Con “
Layers a dirt”, si entra nel profondo dell’opera; prima parte molto cadenzata con effetti in lontananza, chitarre appena percettibili e batteria cadenzata ricca di rullate con la voce del leader degli
Shining che é istrionica e che passa da un tono sussurrato a uno screaming di lunga presa emotiva dolorosa.
La melodia generata dalle chitarre e dal tappeto di synth ha un’impronta prog malinconica; poi ecco il cambio di passo con urla dolorose e marcia avanzata e un climax emotivo potente; la batteria é fluida nei cambi di tempo, come le chitarre che sul finale cedono il passo a riff nerissimi alternandoli alla melodia portante con un blast beat finale.
“
Towards reality” é la perfetta unione del prog estremo; dove il black metal si fonde con un sapore seventies eppure minaccioso.
Apertura percussiva in crescendo con riffing aperti e la prestazione istrionica di
Kvarforth alle vocals.
Le chitarre hanno armonizzazioni melodiche epiche e quasi di stampo metal classico; poi ecco la deflagrazione del prog virato al black con synth dal sapore cupo e ossessivo e chitarre dal riff maligno impregnato di dark sound il tutto condito dal growl lacerante del leader degli Shining.
“
Roadkill”, sembra pacifica, calma, beata melodia arpeggiata dal sapore psych, con la voce pulita e profonda del nostro su un tappeto ritmico pacato ricco di rullate.
Poi ecco l’avanzata e il cambio di passo con riffing settantiani più acidi e passaggi più veloci, ma che alternano cambi di tempo; l’aria si fa emotivamente più apocalittica e minacciosa con riffing e tastiere melodiche ma virate in un tono cupo e senza speranza che sfocia in un roccioso mid tempo.
“
…And so the ceaseless murmur of the world came to an end”, è il brano più lungo del disco ma guadagna in crescendo in intensità.
Iniziando come brano puramente strumentale, aperto da sfuriate in blast beats e violenti riffing si assesta su un tono più calmo, rilassato e psichedelico dove l’anima settantiana esce fuori.
Il prog entra di prepotenza nella parte intermedia con riffing più serrati e deviazioni nel più maligno black metal con assalti all’arma bianca e riff spessi come pezzi di vetro; il singer avvolge il tutto con una varietà di toni che vanno dal sussurrato, al growl, al pulito colmo di effetti e riverberi; brano ricco di atmosfere diverse legate fra loro, dove la rabbia viene mitigata da una chiusura più calma e melodica.
Un disco semplicemente favoloso; un album che come ho detto é estremo ed é la summa di tre intelligenze musicali fuori dal comune; un disco da avere senza riserve ne controindicazioni; citando il sommo poeta
Leopardi: e navigar me dolce in questo mare.
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