Certo, non dev’essere stato facile per i
Kryptos emergere nel panorama musicale della musica metal provenendo da un paese come l’India, eppure i nostri da parecchi anni ormai continuano a macinare solidissimi riffs a metà strada tra heavy e thrash dimostrando, tra mille difficoltà, una devozione alla causa ed una fedeltà al loro stile, a dir poco encomiabili, sfornando sempre album di livello.
La band, attiva addirittura dal 1998, giunge con “
Afterburner” al suo quinto lavoro in studio e, sgombriamo subito il campo da ogni possibile equivoco, anche questa volta la proposta musicale, poco si discosta da quella già messa in mostra negli album precedenti e, che sia ben chiaro, va benissimo cosi!
I
Kryptos, con questo nuovo disco, una volta ancora, fanno ciò che gli riesce meglio ovvero, incuranti di eventuali critiche che potrebbero essere mosse per l’eccessiva staticità del proprio stile, procedono come un rullo compressore verso la direzione musicale che ha caratterizzato i dischi passati anzi, ne fanno il loro vero proprio punto di forza, difendendo il proprio caratteristico sound con un’ostinazione unica, paragonabile solamente a quella delle power metal bands teutoniche, a dispetto della loro provenienza.
Il nuovo lavoro del combo proveniente da Bangalore è un misto di Iron Maiden, Judas Priest (si noti a tal proposito, perfino l’artwork con la motocicletta che impenna e che ricorda vagamente la brutta, anzi la bruttissima copia, della copertina di “Painkiller”), Accept, Rage ma anche Metallica (quelli che furono, sia chiaro...), Kreator e Testament, per le influenze più thrash, queste ultime forse in “
Afterburner” sono leggermente meno presenti rispetto a lavori passati del calibro di “The Ark Of Gemini” o “The Coils Of Apollyon” ma comunque riscontrabili in tutte le tracce dell’album, dalla title-track iniziale sino a alla conclusiva “
Into The Wind”, passando per le martellanti “
Cold Blood”, “
Dead Of Night” e “
Crimson Queen”. Altri tratti caratteristici del disco sono: innanzitutto la voce graffiante del chitarrista-vocalist
Nolan Lewis, vero e proprio marchio di fabbrica della band, che aggredisce il microfono nel vero senso della parola in tutte le songs e, inoltre la particolare attenzione con cui la band, tra un solido riff e un assolo tagliente, cura le parti melodiche che convivono armonicamente con l’aggressività della struttura musicale, è questo il caso di “
Red Dawn”, “
On The Run” e “
Mach Speed Running”.
Insomma, considerando gli ottimi risultati ottenuti negli anni (ricordiamo che nel 2013 la band si è addirittura esibilta al celeberrimo “Wacken Open Air”) per quale motivo i
Kryptos dovrebbero snaturare il loro stile cercando nuove direzioni musicali? Ecco perché, ribadisco il concetto espresso precedentemente, va benissimo cosi, anche se il sound potrebbe sembrare poco incline alle sperimentazioni e troppo uniforme (in effetti lo è, nessuno lo nega), ma nonostante questo è sempre fresco ed ispirato perchè i nostri sono bravissimi a dare un'anima alla loro musica, sia in fase di song-writing che di esecuzione ed è pertanto impossibile, non colpire positivamente l’ascoltatore.
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