Per un attimo, leggendo velocemente l’elenco dei dischi in attesa di una
Gloriosa recensione, avevo immaginato che si potesse trattare di un nuovo progetto del divino
Mike Slamer (o magari di un suo sconosciuto consanguineo …
vabbè …), non pago di aver condiviso recentemente, con esiti oltremodo soddisfacenti, le sue ben note capacità con l’ottimo
Andrew Freeman (nei Devil’s Hand).
Dopo aver scoperto che in realtà “i”
Jack Slamer sono un gruppo svizzero dedito all’
hard-rock “classico”, accolgo con piacere l’ennesima occasione di verificare se la venerazione per la “tradizione” possa essere ancora una soluzione efficace per sostenere il
Grande Vecchio Rock n’ Roll, fotografato in un momento storico non particolarmente felice dal punto di vista creativo.
Continuando a pensare che l’approccio alla materia faccia sempre la differenza e con qualche dubbio sul fatto che la “
sindrome Greta Van Fleet” abbia avuto un peso nell’ingresso degli elvetici nel prestigioso
roster della
Nuclear Blast, mi sento di accogliere favorevolmente l’opera eponima dei nostri (in realtà la riedizione di un albo del 2016), in virtù di una certa “freschezza” che, pur senza strabiliare l’astante, riesce comunque a fargli trascorrere tre quarti d’ora di “familiare” godimento
cardio-uditivo.
E allora, se amate i
Maestri Led Zeppelin, Cream, Deep Purple e Taste, e poi avete apprezzato brillanti epigoni come Wolfmother, Rival Sons e Graveyard, direi che finirete per essere allettati anche dalle canzoni dei
Jack Slamer, piene zeppe di
cliché, un po’ ripetitive e ciononostante piacevoli e ricreative, concepite da musicisti che conoscono piuttosto bene l’argomento e si divertono nel riproporlo in maniera assai fedele e con un discreto buongusto espressivo.
Pilotato dalla voce (funzionale e gradevole, ma non particolarmente duttile …) di
Florian Ganz, il programma snocciola tutto il suo rispetto per le “radici” del genere attraverso un campionario di pulsazioni soniche (“
Turn down the light”, l’ipnotica “
The truth is not a headline”, “
Biggest mane”, l’avvolgente “
There's no way back” e il torpido
bluesaccio “
Secret land”, le mie preferite …) di certo non rivoluzionario e tuttavia abbastanza coinvolgente.
I
Jack Slamer non inventano nulla e non credo siano molto interessati, al momento, a contribuire alla “rivitalizzazione” del
rock … si limitano a celebrarlo senza troppe paranoie e “intellettualismi”, ed è questo il modo in cui il pubblico dovrebbe accogliere il loro godibile “
Jack Slamer”.
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