La suddivisione del tempo in una normale giornata di una normale persona che conduce una vita normale:
-6/8 ore di sonno (circa)
-10 ore dedicate al lavoro (a spanne, comprendiamo anche eventuali pendolarismi...)
-1 ora per la cena
Tralascio il tempo dedicato ad eventuali sport/hobby per semplificare il ragionamento: restano -ad essere generosi- 5 ore per "vivere" e logicamente ognuno vuole impiegarle al meglio.
Vale la pena usare quasi 2 di queste preziosissime 5 ore per ascoltare un solo disco? La risposta, ovviamente, non può che essere "dipende dal disco".
Il perchè di questa digressione è presto detto: "
Unalterable", il terzo lavoro degli svedesi
Mist of Misery (secondo edito da
Black Lion Records) dura esattamente 110 minuti, un running time imponente che potrebbe far desistere dal cimentarsi nell'ascolto.
Andreas Berninge (aka
Mortuz Denatus, presente anche nei Vanhelga) se ne frega altamente di ciò che è facile, di scendere a compromessi con il suo sentire, di sforbiciare la musica che agita la sua anima in cambio di qualche ascoltatore in più: per arrivare all'essenza del disco bisogna dargli tutto il tempo che merita lasciandolo fluire senza fretta.
Il titolo dell'album riflette ciò che la band pensa della vita, del suo essere "inalterabile" nonostante tutti gli sforzi degli uomini, destinati a dimorare nelle loro miserabili esistenze fino alla fine dei propri giorni. E quale genere migliore del depressive black metal (arricchito da sinfonie potenti ma non invasive) per esprimere tanto mal di vivere?
Arpeggi delicati e gelidi accompagnati dalla voce straziata di
Mortuz ("
Halls of Emptiness") lasciano il posto a sfuriate di tremolo picking e blast beats ("
Heir to misfortune") in cui si avverte tutta la sferzante rabbia del vento artico e che rimandano a certi lavori dei Winterfylleth.
Ma non solo: delicati intrecci tra cori eterei, tappeti di synth ed armonizzazioni struggenti di chitarra cullano ed ammaliano in "
A forest of disenchantments", per poi tornare a spazzare via tutto con furia in "
Desolation" e "
Bleak Autumn", una fredda mattina d'inverno in cui il sole è solo un pallido ricordo senza alcun calore.
Eccellente anche l'interpretazione che la band offre del classico dei Dimmu Borgir "
Stormblåst", in cui il chitarrista
Phlegathon sfoggia tutto il proprio gusto per la melodia regalando un break centrale meraviglioso.
"
The dying light" gioca con le melodie invece, melodie semplici che tuttavia entrano in profondità e continuano a risuonare anche quando il brano piano piano va a sfumare;
"
Within dark dreams" fonde ancora una volta in modo esemplare armonie oscure e violenza sonora e rappresenta al meglio l'essenza del combo di Stoccolma.
La titletrack infine, penultima traccia del disco, viene aperta da un imponente organo affiancato dalle urla gelide del vocalist e da cori celestiali: è la vita che volge al termine e che prende congedo con l'outro (strumentale) "
Eternal Bereavement".
"
Unalterable" è un disco per anime perse e dolenti, non è fatto per un ascolto toccata e fuga, non iniziatelo nemmeno se non avete intenzione di portare a termine il cammino: un segno di rispetto per la grande musica che i
Mist of Misery ci stanno regalando.
Mist of Misery - "
Unalterable"(full album)