Copertina 9

Info

Anno di uscita:2019
Durata:64 min.
Etichetta:Ritual Productions

Tracklist

  1. ENHB
  2. EXARP
  3. HCOMA
  4. NANTA
  5. ABALPT
  6. BITOM
  7. RZIONR

Line up

  • RI: bass, keyboards
  • Ardath: guitars, vocals
  • L.C. Chertan: drums

Voto medio utenti

I nostri Nibiru tornano dopo due anni con un lavoro coerente e dal taglio mistico, potente e molto particolare.
I nostri sono un unicum nella musica pesante e pensante, non seguono banalità, non vogliono mode, ma seguono un cammino preciso e filosofico personale; quello della filosofia enochiana, difatti il titolo dell’album è la traduzione in quel linguaggio dello zolfo, ritenuto un elemento cardine.
Il terzetto piemontese, con questo album cambia casa sotto l’egida della Ritual Productions.
L’opener “Ehnb”, inizia il rito magico con un eco, rumorismi e una voce ricca di eco che apre il rituale; un tappeto atmosferico, mistico e ossessivo con battiti di beats da il via al cerimoniale.
La voce del singer Ardath é pulita, e recita in pieno delirio mistico sostenuta da effetti stranianti; tutto da l’impressione di trovarsi su un altro piano dell’universo con percussioni in sottofondo.
Exarp” è un brano possente, doom con tempi lenti, e chitarre ipercompresse; un muro sonoro elevato dalla band.
La voce del singer pulita, alta e in preda al rito sacrale declama liriche pregne di misticismo poetico dal taglio esoterico; con una coda finale in growl.
Hcoma”, riprende il tappeto atmosferico della prima traccia rivestendolo di effetti; le percussioni generate con effetti noise della chitarra hanno tutto un significato collegato al rito messo in campo dai nostri.
La voce del singer sovrastata dalle percussioni é roca, delirante e volutamente posseduta.
Nanta”, é una poderosa song di derivazione doom con elemento noise; la marcia é lenta con il basso ipercompresso potente e effetti distorti di chitarra.
La voce qui è un delirio unico, tra echi in scream e parti vocali pulite ma trattate.
Bitom”, invece é un brano in apparenza calmo, gli effetti sono appena udibili e una nota di piano regge tutto l’architrave sonoro.
Qui non c’è rumore bianco, ne effetti stranianti, ma la band è presa unicamente dall’atmosfera generata dal piano in pochi rintocchi ma collegati fra di loro e con la ritualità in corso.
L’ultimo brano “Rizorn” prosegue la dose doom possente, piena e cadenzata; la batteria é potente solcata dal basso effettato e le chitarre che posseggono l’urto sonoro creando un muro.
Ardath prosegue la sua corsa vocale con vocalizzi scream; un tappeto atmosferico generato dalle tastiere si aggiunge al tutto aumentando l’estraniazione e il senso disorientante della musica; il brano aumenta di grado e intensità fino alla catarsi conclusiva.
Un album stupendo, semplicemente stupendo; dove ricerca, noise, doom, e atmosfere arcane si uniscono per generare un rito esoterico oltre il piano conosciuto; un album difficile ma bellissimo, ennesima prova della band piemontese di essere oltre.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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