La sirena antiaerea che apre le danze del nuovo "
Metal Shock", opera seconda dei
TIR che arriva ben otto anni dopo il primo full length intitolato semplicemente "
Heavy Metal" ed uscito nel 2011, è a dir poco indicata e foriera di quello che è pronto a colpirci: una pioggia di riff, di heavy metal ottantiano e terremotante, di metallo incandescente.
Queste frasi, che tanto colpivano la mia immaginazione da 14enne lettore del fu bibbia HM di Vincenzo Barone, non appaiono minimamente fuori luogo o contesto e sono ancora tremendamente attuali ed efficaci se inquadrate all'interno di "Metal Shock" (a proposito di riviste italiane di settore...), un lavoro che non mancherà di scuotere le anime e scaldare i cuori di chi con un certo genere musicale c'è nato e cresciuto: una perfetta commistione di heavy metal alla
Judas Priest con qualche inflessione di natura maggiormente hard rock, come i vecchi
Saxon ed eco della indimenticabile NWOBHM.
In questo caso non abbiamo dei volenterosi e lodabili ragazzini, come gli svedesi
Enforcer ai tempi del loro debutto, che cercano di rifarsi a sonorità così nostalgiche ed affascinanti anche per chi non le ha vissute per mere ragioni anagrafiche, ma dei diretti protagonisti di quell'epoca, come la coppia d'asce
Bonelli - Antonini che già ad inizio anni '80 avevano messo su la band e pubblicato un demo omonimo nel 1984, quando suonare heavy metal in Italia era davvero una cosa da pionieri.
Il nuovo "Metal Shock" è davvero un lavoro trascinante, fondamentalmente per l'ottimo lavoro proprio delle chitarre, che vanno a disegnare delle ritmiche efficaci e trascinanti, adornate da assoli ben riusciti, e delle linee vocali grintose ed esaltanti che per noi risultano anche maggiormente memorizzabili e cantabili, grazie all'uso della lingua italiana che non solo non stona per niente ma anzi risulta, almeno per noi connazionali, un valore aggiunto. A cantarle troviamo come nel capitolo precedente un esperto del cantato in madrelingua, ovvero
Giuseppe Cialone già alle prese con lo stesso approccio nei suoi
Rosae Crucis, alla stregua del batterista
Piero Arioni, ed esaltante anche in questa veste più diretta e stradaiola.
Dopo la trabordante doppietta iniziale "
Città in fiamme" (a nostro parere la più riuscita del disco insieme alla conclusiva "
Mitra") e "
La Sfida", si prosegue su mid-tempos altrettanto riuscite come "
Banche Armate" e l'ancor migliore "
Dentro il Vuoto", per poi ripiombare su velocità sostenute come l'ottima "
Luna nel Cerchio", la rocknrolleggiante "
Crazy Mama" dal sapore sleazy losangeleno,
Prima della chiusura c'è ancora spazio per un paio di brani assolutamente esaltati, anche dal punto di vista lirico, come la anthemica "
Lasciateci Fare" e, ancora una volta, la priestiana al 100% titletrack, era "
Screaming for Vengeance" e non si può fare altro che inforcare la nostra moto (ok io non ce l'ho, al massimo inforco la mountain bike da 50 euro) e dirigersi verso il mare con i capelli al vento ed il metallo nelle orecchie. A completare il quadro finale c'è anche una produzione retro' (ma senza esagerazioni che potrebbero risultare sgradite ai più come nel caso dei Chevalier) capace di esaltare ancora di più il risultato finale, con il basso in bella vista che è sempre un piacere per le orecchie.
Insomma, "
Metal Shock" è un disco senza compromessi, autentico, sanguigno e potente. Alla fine, l'heavy metal non è nato con queste intenzioni?
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