Ritorno potentissimo, possente e iperviolento questo dei
Full Of Hell, una band per chi non fosse abituato a sonorità grindcore da prendere col contagocce.
I nostri sfornano il quarto album della carriera, a due anni di distanza dal precedente disco, con una copertina quasi speculare; se nel precedente
Trumpeting Ectasy avevamo una suora avvolta dalle fiamme, qui abbiamo un sacerdote, dove il volto è coperto da una massa oscura in una cornice fosca da film horror.
Un disco che ti mette contro la parete, più distruttivo di una palla demolitrice.
L’opener “
Burning myrrh”, ti butta addosso schegge grindcore con blast beats, doppio cantato scream con un growl cavernoso.
I riffing sono violenti e compressi al massimo, con la batteria calibrata solo per devastare l’apparato uditivo con qualche profumo death nelle chitarre.
“
Haunted archers” dura poco più di un minuto, ma é abbastanza per assalirti con un brano grindcore fatto di mazzate, blast beats e riffing compressi con rullate; il cantato é semplicemente delirante ed estremo.
Con “
Thundering hammers”, si tira il fiato ipoteticamente; mid tempo pesantissimo con il doppio cantato aggressivo e quasi “hardcore” nella furia dello scream e il growl é gorgogliante e profondissimo.
“
Rainbow coil” é puro rumore bianco, noise all’ennesima potenza brutalizzato a dovere con strumenti messi quasi a caso e deviazioni elettroniche.
Tre minuti di puro rumorismo sperimentale, con percussioni; lo screaming che interviene fugacemente e una doppia cassa nel finale in lontananza.
“
Armory of the obisidian glass” é il brano più lungo del disco; apertura ipercompressa con riffoni più duri di un muro di cemento armato; brano doom e lo scream qui é doloroso, alto e lacerante.
Ma non é tutto; il pezzo ha anche una sua drammaticità di fondo con dei simil- cori in sottofondo e il growl che doppia come al solito il cantato; straniante la conclusione con arpeggio melodico e vocalizzi dal taglio drammatico che portano al mid tempo non privo di melodia malinconica.
“
Ygramul the many”, é una bordata grindcore che distrugge tutto e tutti con un blast beats, screaming e un growl semplicemente bestiali.
I riffing spessi e compressi sono serrati e ci sono anche rullate che sembrano un vortice sonico, con pazzi interventi di sax che ricordano i
Torture Garden di
John Zorn e Co.
Un disco che è folle ma bello nella sua brutalità; perché nonostante tutta la velocità e la violenza, c’è anche bellezza distruttiva; da avere senza riserve ma da usare con cautela.
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