Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:25 min.
Etichetta:Relapse Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. BURNING MYRRH
  2. HAUNTED ARCHES
  3. THUNDERING HAMMERS
  4. RAINBOW COIL
  5. ARIA OF JEWELED TEARS
  6. DOWNWARD
  7. ARMORY OF OBSIDIAN GLASS
  8. SILMARIL
  9. ANGELS GATHER HERE
  10. YGRAMUL THE MANY
  11. CELLAR OF DOORS

Line up

  • Dave Bland: drums
  • Spencer Hazard: guitars, noise
  • Dylan Walker: vocals, electronics, noise
  • Sam DiGristine: bass, vocals

Voto medio utenti

Ritorno potentissimo, possente e iperviolento questo dei Full Of Hell, una band per chi non fosse abituato a sonorità grindcore da prendere col contagocce.
I nostri sfornano il quarto album della carriera, a due anni di distanza dal precedente disco, con una copertina quasi speculare; se nel precedente Trumpeting Ectasy avevamo una suora avvolta dalle fiamme, qui abbiamo un sacerdote, dove il volto è coperto da una massa oscura in una cornice fosca da film horror.
Un disco che ti mette contro la parete, più distruttivo di una palla demolitrice.
L’opener “Burning myrrh”, ti butta addosso schegge grindcore con blast beats, doppio cantato scream con un growl cavernoso.
I riffing sono violenti e compressi al massimo, con la batteria calibrata solo per devastare l’apparato uditivo con qualche profumo death nelle chitarre.
Haunted archers” dura poco più di un minuto, ma é abbastanza per assalirti con un brano grindcore fatto di mazzate, blast beats e riffing compressi con rullate; il cantato é semplicemente delirante ed estremo.
Con “Thundering hammers”, si tira il fiato ipoteticamente; mid tempo pesantissimo con il doppio cantato aggressivo e quasi “hardcore” nella furia dello scream e il growl é gorgogliante e profondissimo.
Rainbow coil” é puro rumore bianco, noise all’ennesima potenza brutalizzato a dovere con strumenti messi quasi a caso e deviazioni elettroniche.
Tre minuti di puro rumorismo sperimentale, con percussioni; lo screaming che interviene fugacemente e una doppia cassa nel finale in lontananza.
Armory of the obisidian glass” é il brano più lungo del disco; apertura ipercompressa con riffoni più duri di un muro di cemento armato; brano doom e lo scream qui é doloroso, alto e lacerante.
Ma non é tutto; il pezzo ha anche una sua drammaticità di fondo con dei simil- cori in sottofondo e il growl che doppia come al solito il cantato; straniante la conclusione con arpeggio melodico e vocalizzi dal taglio drammatico che portano al mid tempo non privo di melodia malinconica.
Ygramul the many”, é una bordata grindcore che distrugge tutto e tutti con un blast beats, screaming e un growl semplicemente bestiali.
I riffing spessi e compressi sono serrati e ci sono anche rullate che sembrano un vortice sonico, con pazzi interventi di sax che ricordano i Torture Garden di John Zorn e Co.
Un disco che è folle ma bello nella sua brutalità; perché nonostante tutta la velocità e la violenza, c’è anche bellezza distruttiva; da avere senza riserve ma da usare con cautela.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.