Fanno passare sei, sette anni tra una release e l'altra, ma i meneghini
Stormcrow non perdono la capacità di comporre e suonare del buon black metal, freddo, incisivo e sottilmente melodico.
"Face the Giant", come i predecessori, si rifà alla scuola svedese dei mai dimenticati Dawn e Sacramentum ed aggiunge una vena alla Immortal, probabilmente per le argomentazioni alpine qui affrontate, per un risultato finale di buonissima fattura dal momento che l'album, licenziato dalla
Vacula Records, può contare su un riffing serrato e di indiscutibile valore, su una sezione ritmica spietata ma anche capace di interessanti variazioni e su una generale atmosfera davvero convincente perché in grado di "descrivere" il freddo e la maestosità delle montagne più alte come se un ambiente del genere ci circondasse davvero.
Nella sostanza,
"Face the Giant" è un lavoro legato agli anni '90 capace, contemporaneamente, di farci versare una lacrima di nostalgia per un suono ormai "perduto" ma anche di affascinare per il suo saper comunque essere moderno e quindi conscio dell'evoluzione che certo tipo di black metal ha conosciuto nel corso dei decenni, il tutto grazie all'indiscutibile talento degli
Stormcrow che sanno passare da gelide rasoiate a squarci di melodia con apparente semplicità ed indubbia maestria, alternanza questa che resta invariata dall'inizio alla fine di un album che gli amanti del "freddo elegante", ed in qualche modo rassicurante, non devono lasciarsi sfuggire.
Chiunque creda che il black metal di valore sia prerogativa esclusiva del nord Europa evidentemente non conosce gli
Stormcrow ed altrettanto evidentemente dovrebbe correre a colmare questa lacuna.
Promossi come sempre.
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