Gli Ossian sono una band originaria di Bari, ormai in giro da circa dieci anni, giunge al secondo full-lenght con questo “The Slow Fade Of Loving Things”, punto d’approdo finale, per il momento, dell’evoluzione del sound della band, partita da un thrash ordinario per arrivare a questo sound ricco di influenze moderniste, dove perfino il moniker rimane trasfigurato, ora cambiato in Osian.
La band da alle stampe un disco come non se ne vedono da un bel po’, rimandando al Nu Metal come lo si intendeva agli inizi degli anni 2000, ricco di groove, di melodia, di parti dure, di dinamismo, con interpretazione vocale sofferta. A ciò la band aggiunge la propria maturità e bravura compositiva.
Il risultato è chiaramente ascoltabile in pezzi mastodontici come “Incorporeal”, inarrestabile e “groovy as hell”, “By Your Own Band”, la quale parte piano per poi evolversi in un ibrido korniano da paura, oppure “Penicillin” che gioca con l’elettronica e le sue algide melodie.
Siamo comunque di fronte ad un platter la cui qualità media è elevatissima, certo con qualche riempitivo, ma con perle assolute come “Noir”, dove un mood emo viene sporcato da melodie decadenti e oscure, o ancora “Blue Wool Fields”, altro pezzo dal groove animalesco.
Siamo di fronte ad un bel dischetto davvero, un dischetto che pur non inventando nulla rimanda, con i suoi deja vù, alla parte buona del sound degli anni a cavallo tra i ‘90 e i 2000, di cui in questi ultimi anni si sono un po’ perse le tracce. È ormai difficile trovare qualcuno che sappia creare ibridi così validi tra thrash, industrial, dark e via dicendo. Davvero bravi.
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