Sembra proprio che questo primo semestre del 2019 sarà ricordato da tutti i metal addicted come il tempo della riscossa delle sonorità power-metallose che avevano resi indimenticabili gli anni a cavallo tra il secondo ed il terzo millennio.
Dopo le uscite (lodate dal Capo Grazioli) di
Freternia e
Majestica ecco un altro eccellente lavoro calare dal Nord Europa: parliamo di "
When Gods Descend", secondo lavoro sulla lunga distanza dei finnici
Gladenfold.
Partiti nel lontano 2003 combinando sonorità tipiche di un certo melodeath sinfonico (
Norther,
Children of Bodom,
Kalmah) hanno via via mutato la propria proposta sino ad arrivare ad un power melodico decisamente più classico solo saltuariamente reso più aggressivo da passaggi growl/scream da parte del singer
Esko Itälä.
Con il nuovo disco i ragazzi di Turku, che presentano due asce nuove di zecca, hanno portato a compimento e raffinato alcune soluzioni solamente abbozzate nel debut album "
From Dusk to Eternity": il lotto di brani è eterogeneo e vario e durante tutto l'ascolto non si ha mai la sensazione di una ripetizione pedissequa della medesima formula.
Matias Knuuttila e
Toke Fønskov Gerdts (i due nuovi, eccellenti, chitarristi) hanno permesso a Itälä di dedicarsi solamente alle parti vocali ed a saltuarie partiture di chitarra acustica e tutte le composizioni ne hanno giovato sia in fase di songwriting che di scorrevolezza.
L'album sciorina con sicurezza brani con riff tritaossa, "
Brothers", mid tempos più evocativi e dai chorus anthemici ("
Immortalis"), pezzi in pieno stile primi
Blind Guardian ("
Sanctuary Denied") e ballad acustiche con intermezzi sinfonici ("
Ghost of Our Past").
Il tutto senza mai accusare cali qualitativi vistosi nè filler prova ne sia il bellissimo dittico con cui si chiude il disco: l'incalzante e ritmata "
Succubus Kiss" e la variegata "
Last Goodbyes", summa di tutto il
Gladenfold-sound.
La band dimostra di aver fatto tesoro di tutta l'esperienza accumulata in oltre 15 anni di carriera e gli oltre 50 minuti di durata del disco scorrono con fluidità invogliando molteplici ascolti; inoltre, nonostante io ami profondamente il melodeath svedese, devo ammettere che il genere che ad oggi propone il quintetto (quasi completamente scevro da derivazioni death) è sicuramente quello più nelle loro corde.
Mi pare chiaro che la musica dei
Gladenfold ripropone una formula passata e di successo, ma è altrettanto chiaro che risulta fresca e convincente anche ai giorni nostri e pertanto non posso far altro che invitarvi ad unire le vostre voci alla mia innalzando il ritornello:
"
I am the forsaken
the soul of winter
the heart of storm
my name is spoken in the dark...."
Gladenfold - "
The Forsaken"
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