Nuovo album per i
The Rods, storica heavy metal band statunitense attiva fin dai primi anni ’80. Il chitarrista
Dave Feinstein fu protagonista, col cugino Ronnie James Dio, negli Elf, poi diede vita insieme al batterista
Carl Canedy ai Thunder, insieme ad un certo Joey DeMaio, in seguito assurto a gloria imperitura coi Manowar. Quindi stiamo parlando di veterani, classe ’60 come il sottoscritto, che hanno contribuito a scrivere pagine importanti per lo sviluppo di questo genere musicale.
I loro album sono sempre stati un solido concentrato di energia, potenza, groove e melodie anthemiche, ed è questo che si evidenzia anche nel presente ultimo capitolo. Niente ballad, nessun sbrodolamento e neppure concessioni al modernismo, soltanto muscoli ed acciaio dall’inizio alla fine. “
Louder than loud”, “
1982”, la title-track, sono manifesti di metallo ottantiano, dai riff adrenalinici alle ritmiche bombastiche, mentre “
Smoke on the horizon” e “
Hell on earth” presentano quel tocco di ineluttabile epicità che non dovrebbe mai mancare nella musica metal. I
The Rods conoscono perfettamente la materia ed ogni cosa, dai cori trascinanti agli assoli misurati, pare essere al posto giusto. C’è anche qualche momento più rockeggiante, vedi “
Everybody’s rockin” o “
The devil made me do it”, ideale in sede live, come completamento di un disco che ci restituisce in pieno il gusto dell’heavy originale e senza fronzoli.
Se in tanti anni non avete mai ascoltato questo trio, è il momento di farlo. I
The Rods sono tutt’altro che dinosauri nostalgici, bensì una formazione che può ancora insegnare alle nuove leve come si realizza un album di vero Heavy Metal.
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