A quattro anni di distanza dall’
Ep autoprodotto “
Lost in paradise” (pubblicato sotto la denominazione Twelve), i pesaresi T
welve Back Stones tornano con il loro debutto sulla lunga distanza prodotto da
Pietro Foresti (
Tracii Guns e
Scott Russo, tra i molti artisti con cui ha lavorato) e patrocinato dalla
Vrec Music Label.
Il genere proposto dal valente quintetto capitanato da
Giacomo ‘Jack Stone’ Magi è un
hard-rock apparentemente piuttosto “essenziale”, ma scritto e interpretato molto bene, in cui la gestione oculata delle tante influenze (Rolling Stones, The Dead Daisies, Velvet Revolver, The Cult, nonché barlumi di Vain e finanche qualcosa degli U2) si traduce in un ascolto assai gradevole e coinvolgente, “fresco” e adatto anche alla radiofonia contemporanea.
La voce piena ed espressiva di
Jack Stone è il classico valore aggiunto della situazione, all’interno di un disco che ha il pregio di non annoiare mai anche grazie alla discreta varietà dei temi proposti, che spaziano con disinvoltura e classe innata dal
riffone e dalla melodia catalizzante di “
Liar” alle atmosfere crepuscolari e catartiche di “
Anytime”.
In mezzo, tanta altra “bella roba”, rappresentata dalle fosche pulsazioni di “
Black rose”, dalle esplosioni
anthemiche di “
On the road”, dal clima “vagabondo” della malinconica “
Whiskey and flower” e della palpitante “
Drive crazy” e poi ancora dalle spiccate virtù adescanti di “
Stars”, “
Take me higher” e dell'intrigante "
Wild sun”, una traccia che piacerà sicuramente ai
fans di
Ian Astbury e
Billy Duffy.
Tra tante gradevolezze arriva poi la vera gemma di “
Becoming” … si chiama “
Mother” ed è uno splendido concentrato di conturbante forza espressiva alimentato da scorie di lirismo
dark-wave, a ulteriore testimonianza di un bagaglio ispirativo ampio e variegato, governato con personalità e buongusto.
Talento, cultura, intensità, doti empatiche e pure un pizzico di sagace “ruffianeria” … i
Twelve Back Stones hanno tutto per piacere fin da ora e “crescere” ulteriormente in temperamento … non rimane che sperare che il pubblico dei
rockofili, spesso un po’ “distratto”, se ne accorga e li sostenga come meritano.
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