Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:56 min.
Etichetta:Metalapolis Records

Tracklist

  1. VANISHING WOODS
  2. UNDER THE WEEPING WILLOW
  3. LAST GLANCE OF THE SUN
  4. THE SERVANT
  5. A POEM OF THE END
  6. WALKING DEAD
  7. THE FINAL REGRET
  8. A WORLD FALLING APART
  9. THE HYPOCRITE

Line up

  • Marcel Welte: guitars
  • Sebastian Ruf : vocals, guitars
  • Markus Kriten: bass
  • Markus Weber: drums

Voto medio utenti

Ci sono dischi -e succede sempre nel corso della vita di chi ama la musica in generale ed il metal in particolare- che al primo ascolto fanno saltare in piedi con un'espressione ebete stampata sul volto ed un unico pensiero fisso in testa:
"COSA CAZZO HO APPENA SENTITO?"
Ognuno di noi ha la sua lista più o meno lunga e più o meno condivisibile; per quanto riguarda me in questo elenco si è inserito a forza il debutto dei tedeschi Halls of Oblivion, "Endtime Poetry", edito da Metalapolis Records.

Il quartetto di Stoccarda - forte di un'esperienza più che decennale testimoniata solamente da un EP del 2015- non ha alcuna remora nel mettere a nudo la propria anima per tutta la durata dei 57 minuti del disco: dai suoi solchi emergono in tutta la loro straziante profondità i disordini interni, le lacerazioni e le angosce dello spirito umano.
Sarebbe più facile voltarsi dall'altra parte e fingere che queste miserie non esistano ma gli Halls of Oblivion scelgono di raccontarle evocando panorami crudi e dolorosi grazie alla loro proposta aggressiva, malinconica, disperata ed irresistibilmente melodica.

Uno stile personalissimo in cui miscelare melodeath e black atmosferico che vede nel cantante e chitarrista ritmico Sebastian Ruf il compositore principale, sostenuto dalla sezione ritmica Weber/Kristen e dalla incredibile magia della chitarra solista di Marcel Welte.
Il lotto di canzoni, tutte di durata sostanziosa, è vario e non offre alcun momento di noia presentando all'ascoltatore un prisma di soluzioni.
Dopo una breve intro di synth l'opener "Vanishing woods" azzanna con un riff spezzacollo sui quali le harsh vocals di Ruf non lasciano scampo impreziosite da un songwriting ispiratissimo (personalmente già dopo "Creation of mankind..." urlato al colmo di una disperazione furiosa avevo già la pelle d'oca...), la successiva "Under the Weeping Willow" è un compendio del melodeath di stampo nord europeo con vocalizzi soffusi, partiture acustiche di chitarra, intermezzi furiosi e synth sognanti.
Spesso la frase è abusata ma in questo caso rispecchia la realtà: servirebbe un'analisi dettagliata di ogni canzone per coglierne appieno le mille sfumature, per brevità (e per non annoiare) mi limiterò a segnalare la malinconica "The Servant" ed i suoi certosini intarsi di chitarra, la delicatezza violenta di "The Final Regret", la struggente "A World Falling Apart" e "The Hypocrite" che grazie ad un soffuso outro di asce e synth chiude degnamente il disco.

"Endtime Poetry" è un disco sontuoso, non ho alcun timore nell'usare questo termine, ogni singolo particolare si incastra perfettamente componendo un quadro di singolare bellezza: pensando che si tratta di un'opera prima non posso che applaudire ammirato.
Se gli Halls of Oblivion proseguiranno su questi livelli gli Insomnium avranno trovato i loro -degnissimi- eredi.

Halls of Oblivion - "Under the Weeping Willow"

Recensione a cura di Alessandro Zaina

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