Sul fatto che
Jorn Lande sia uno dei
vocalist più dotati del pianeta non credo ci possano essere dubbi, e la discussione sul suo operato si dovrebbe semmai spostare su quanto di quell'inusitato talento sia stato poi adeguatamente sfruttato da chi viene giustamente considerato uno dei pochi eredi credibili di maestri della fonazione modulata come
R.J. Dio e
David Coverdale.
Ad aiutarci nella “riflessione” arriva questo “
Live on death road” registrato durante il
Frontiers Rock Festival del 2018, in grado di fornire una discreta panoramica (ovviamente non del tutto esaustiva, all’interno di un
curriculum davvero impressionante …) della parabola musicale di un cantante ormai giunto a spegnere le cinquanta candeline.
E allora diciamo che, visti i mezzi, sarebbe forse stato lecito aspettarsi qualcosa di più sotto il profilo “dell’audacia” espressiva, ricordando però, allo stesso tempo, quanto sia difficile “battere” il norvegese sul terreno dell’
heavy rock “classico”, solcato sulla scia dei suoi universalmente riconosciuti numi tutelari.
Le quattro
cover (“
Ride like the wind”, “
Shot in the dark”, “
The mob rules” e “
Rainbow in the dark”) presenti in scaletta, seppur apprezzabilissime, sembrano avvalorare le scelte di un artista che preferisce “andare sul sicuro” (a quanto pare, tra l’altro, è anche in lavorazione un secondo capitolo di “
Heavy rock radio”, in cui il nostro rende omaggio alla storia del genere) e proporre esattamente ciò che la “scena” contemporanea mostra di gradire in maniera particolare e cioè la rilettura, più o meno esplicita, della grande tradizione del settore.
Ciò appurato, non resta che godersi questa intrigante selezione di
eighties hard-rock, interpretata con
pathos e impeto da un’ugola straordinaria, assecondata da un
team di musicisti di sicura affidabilità, puntuale e attento anche nel non rischiare di “offuscare” la prova del vero protagonista della situazione.
Tra tanti brani eccellenti, segnaliamo il ripescaggio “dell’antica” “
Sunset station” (da “
Worldchanger”), una versione molto riuscita di “
World gone mad” (una specie di brillante interpolazione tra ‘Snake, Thin Lizzy e Masterplan) e la possente “
Walking on water” (dal “
Dracula” con
Trond Holter), con il pubblico che replica entusiasta alle vigorose sollecitazioni vocali di
Mr. Lande.
“
Live on death road” si rivela dunque un buon modo per soddisfare le esigenze degli amanti delle
Grandi Voci del Rock, una categoria artistica che, al di là di ogni altra eventuale considerazione, merita un’ampia e risoluta “salvaguardia”.
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