Personalmente dei polacchi
Batushka ne avevo solo sentito parlare bene e ho letto qualche articolo in proposito.
Ma gli autori del debut
Litourgiya, si sono separati col coltello fra i denti; tra accuse, rivendicazioni sulla paternità del gruppo e altre cose che sinceramente preferisco stendere un velo pietoso.
Occupandoci di musica, ora convivono due entità separate dallo stesso nome, ognuna con un suo marchio ben definito e questo é il secondo album della band ufficiale.
Il nuovo album si apre con una voce salmodiante e con campane a morto e sacralità blasfema, no, non é un errore; la band ha questa cifra stilistica, ovvero prende elementi della cultura religiosa di tipo ortodosso della propria terra, per rovesciarli di significato in un tessuto black metal di ampio respiro.
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Dziewiatyj czas”, si apre con campane a distesa e un riffing dal taglio drammatico e uno screaming da il via al mid tempo ricco di melodia delle chitarre.
Un brano che ti entra piano dentro per la forza emotiva che porta e con cori che recitano inni di gioia in risposta e accelerazioni, a proposito di cori, qui saranno la cifra portante che donano pathos emotivo e un che di epico.
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Wieczernia”, viene introdotta da cori sacrali, ma poi ecco l’entrata della batteria e della chitarra con un riffing metal che si tramuta in una cavalcata lenta con chitarre in tremolo e cori drammatici.
Lo screaming é alto e doloroso mentre le chitarre incrociano i riffing in un mid tempo roccioso e pesante per poi accellerare in un up tempo; verso la fine riecco il rallentamento con chitarre melodiche in tremolo e cori.
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Polunosznica”, inizia con una canzone cantata in lingua madre, la melodia sembra triste che poi porta ad un arpeggio sacrale.
Le chitarre prendono vigore con riffing intensi e accelerazioni di taglio black metal e screaming che vengono doppiati dai cori; il blast beats é intenso e furioso; all’interno c’è l’apertura epico/ drammatica dei cori con lo screaming che interviene e replicano l’arpeggio melodico iniziale, un brano intenso e ricco di pathos.
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Pierwyj czas”, “
Tretij czas” e “
Szestoj czas”, sono tre brani concatenati come fossero una suite; la cifra stilistica é delineata da scossoni black metal con riffing feroci a squarci melodici di taglio sacrale/drammatico.
Il brano conclusivo “
Liturgiya” (notate bene il collegamento con il quasi omonimo debutto), inizia con una voce salmodiante per poi mutare in un brano doom/black metal lento, pesante con cori in sottofondo e un tocco ben palpabile blasfemo.
Un disco che è un esempio di come il black metal può essere riletto con una sensibilità melodica ma senza toccare o togliere la misura diabolica che lo genera; un grande ritorno, da avere!
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