Io devo dire che del doom metal non sono un fan della prima ora, ma piano piano questo genere ossianico, tragico e drammatico mi é entrato nelle vene.
E questi capisaldi odierni dello stile forse più classico e integro sono i bravi doomsters svedesi che scoprii grazie ad una fraterna amica (ciao
Vane!) che sfoggiava con orgoglio una loro t-shirt.
Oggi forti di un contratto con la mitica label olandese tornano dopo ben cinque anni con il nuovo album.
L’opener “
Beyond the horizon” è un mid tempo possente con chitarroni plumbei e voce drammatica ed evocativa del singer e chitarrista
Crister Olsson.
Tutto fa trasparire pathos drammatico con cori evocativi nel chorus e riffing arcigni e ossianici con un’apertura melodica nell’armonizzazione subito dopo l’arpeggio iniziale.
“
Written in sand” é lenta, possente e ricca di drammaticità e pesantezza, con le voci che piano piano dipingono scenari tragici con melodie pulite.
Il solos é melodico e crepuscolare ma la parte del leone la fa il singer capace di passare ad un tono basso e profondo e alzarsi piano piano di tono.
“
You went away”, viene introdotto da brevi rintocchi di campane a morto e stacchi imperiosi di batteria pesanti con riff possenti di chitarre mentre la seconda ascia dipinge melodie tragiche.
Un brano che é la quintessenza del doom, umbratile, senza speranza ma che evoca una rabbia sorda, basta sentire il cambio di passo con un mid tempo più serrato seguito dal chorus ed un solo melodico per poi tornare al mid tempo e con un dualismo pulito/ growl vibrante.
“
Forged by fear”, ha un riffing pesantissimo e quasi rubato ai paradise lost; brano lento e dal climax drammatico e senza speranza.
Il growl è imperioso, rabbioso e profondo, perfetto per il brano in questione sul quale si stende il cantato evocativo e stentoreo del singer; il solos é perfetto nel dipingere scenari tragici e c’è anche una breve accelerazione in up tempo con doppia cassa.
“
Nothingness” chiude il disco con un arpeggio crepuscolare, pieno di pathos e pioggia dove il cantato basso e melodico costruisce un cupo scenario fosco.
Poi ecco l’esplosione dei riffing pesantissimi e con epicità oscura, lento, pesante e senza via d’uscita; i cori danno ancora più pathos alla formula adottata dagli svedesi con il singer che fa la parte del leone, il growl reca il marchio bestiale e ossianico e che porta alla lenta conclusione finale.
Un disco eccellente, otto brani che fanno capire che il tempo passato per l’attesa non è stato vano ma che ci ha portato una grande opera doom metal.
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