Con il quattro pezzi
“Sentient autolysis” gli americani
Undeath sono alla loro seconda uscita in questo 2019, la prima per la
Caligari Records, dopo la pubblicazione in primavera del loro primo demo.
Sin dai primi accordi suonati, ci si accorge che i Nostri hanno l’attitudine giusta per suonare death metal old school, comprendendo bene l’importanza di creare quell’atmosfera putrida da profanatori di tombe capace di far drizzare le antenne anche al più consumato ascoltatore del genere.
Le ritmiche cadenzate, che non disdegnano sconfinamenti più doom, contenute in
"Sentient autolysis” si possono agilmente collegare sia alla scena finlandese dei primi anni 90, sia alla tradizione americana con ammiccamenti più o meno evidenti all’
Angelo Morboso degli album “F” e “G”, e ai primissimi
Immolation e un pizzico di
Cannibal Corpse.
Il prodotto, seppur non brilli di particolare originalità, riesce però a compiere il suo dovere, tagliando l’aria a fette come si deve con un riffing sostenuto, ma soprattutto, trasudando marciume rancido durante i suoi sedici minuti di durata.
Delle quattro tracce ivi contenute, “
Phantasmal festering” è quella che più ha catturato la mia attenzione e che più delle altre mi ha convinto della bontà dei progetto Undeath: un riff semplice pieno di riverberi che si stampa in testa fin dal primo ascolto e su cui viene modulato l’intero brano come nei primi anni 90.
Band da seguire e altamente consigliati ai puristi del genere.
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