Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:64 min.
Etichetta:Prophecy Productions

Tracklist

  1. I: THE VOMITING TCHORNOBOG (SLITHERING GODS OF COGNITIVE DISSONANCE)
  2. II: HALLUCINATORY BLACK BREATH OF POSSESSION (MOUNTAIN-EYE AMALGAMATION)
  3. III: NON-EXISTENCE'S WARMTH (INFINITE NATALITY PSYCHOSIS)
  4. IIII: HERE, AT THE DISPOSITION OF TIME (INVERTING A SOLAR GIANT)

Line up

  • Markov Soroka: everything

Voto medio utenti

Se comprimiamo lo spettro d’analisi all’ambito culinario, non posso certo definirmi un fan della destrutturazione.
Non si tratta affatto dell’aprioristica diffidenza di un tradizionalista, ma piuttosto di un’amara constatazione maturata sul campo: raramente i cosiddetti “piatti destrutturati” incontrano i miei gusti e la mia idea di cucina -ammesso che ne possegga una, visto che sì e no riesco ad accendere un microonde-.

Laddove, invece, applicassimo il concetto al metal estremo, il discorso cambierebbe eccome.
A fungere da -ennesima- dimostrazione dell'efficacia della destrutturazione in note soccorre oggi la one man band del prolifico Markov Soroka, chiamata Tchornobog (il monicker trae spunto da una misteriosa divinità slava dei tempi andati).

Cerchiamo di mettere ordine nel caos: tra i solchi di questo interessantissimo debut (rilasciato inizialmente nel 2017) si agita un’esplosiva miscela di death e funeral doom, cui si aggiunge un pizzico di black. Tali generi, tuttavia, vengono disciolti con perizia in un rovente crogiolo sonoro e riversati come magma bollente sul povero ascoltatore, al quale spetterà l'arduo compito di resistere all'iniziale spaesamento e codificare un'esperienza uditiva tutt'altro che semplice.

Le composizioni, in effetti, non forniscono appiglio alcuno all’immediata fruibilità:
- le durate interminabili (l’opening trackI: The Vomiting Tchornobog (Slithering Gods of Cognitive Dissonance)” oltrepassa i 20 minuti);
- l'assenza pressoché totale di melodia (unica scalfittura alla regola le tenui pennellate avantgardistiche di “III: Non-existence's Warmth (Infinite Natality Psychosis)”);
- il growling cavernoso e riverberato di Soroka;
- il dipanarsi di architetture sonore torrenziali, sghembe e senza apparente filo conduttore;
- l'incessante rincorrersi di partiture percussive al limite della cacofonia e catacombali rallentamenti (si oda l’incubo ad occhi aperti intitolato “II: Hallucinatory Black Breath of Possession (Mountain-Eye Amalgamation)”);
- il feeling pregno di alienazione e delirio (peraltro rappresentato in modo esemplare dall'artwork di copertina) che permea l'intero lavoro...

Quelli sopra elencati sono solo alcuni degli elementi che, senza ricorrere a giri di parole, contribuiscono a rendere i Tchornobog un progetto per pochissimi.
La sparuta minoranza, tuttavia, troverà nell’omonimo dischetto pane per denti bramosi di coraggio e qualità... purché abbia la compiacenza di pazientare sino al terzo-quarto ascolto: prima sarà dura apprezzare il gusto ostico e ficcante dell’opera.

Se per una volta volete tentare qualcosa di diverso sapete verso quale chef volgere lo sguardo.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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