Dei Raise Hell non conservo ricordi positivi. Possiedo due dischi, " Holy Target " del 1998 e " Not Dead Yet " del 2000, che mi hanno deluso moltissimo. La loro mistura di thrash, black e rock and roll mi è sempre sembrata una forzatura; ho sempre avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un circo messo in piedi a forza ma che alla fine dei conti risultava poco credibile e poco coinvolgente. Ok, i due dischi potevano anche strappare qualche sorriso, la componente fun era ben presente, ma alla fine...che due palle!!! Gli stessi riffs, gli stessi patterns, le stesse linee vocali...dopo un pò il gonfiore nelle parti basse diveniva insopportabile. Quando mi sono trovato tra le mani questo " City Of The Damned " ho cominciato a sudar freddo. Grosse fitte allo stomaco hanno preceduto l'ascolto del disco. Solo al pensiero di dovermi sciroppare quaranta minuti di musica pallosa e scadente mi faceva star male. Ma i miracoli esistono, e questo comeback degli svedesi ne è la conferma. Come brufolosi sbarbatelli che crescono e maturano, i Raise Hell hanno in parte smesso le vesti di giullari e menestrelli, incattivendo la loro proposta musicale con bordate di thrash metal senza fronzoli, dal forte sapore americano. Infatti l'ombra evidente, ed invadente, degli Overkill si fa spesso strada tra le nuove composizioni della band nord europea. La componente più cazzona, ossia quella spiccatamente rock and roll, è ben controllata, non prende tutta la scena, lasciando così spazio ad un songwriting più serio, più maturo e, almeno per me, più coinvolgente. La cattiveria non raggiunge mai vette altissime ma viene ben miscelata con un gusto per la melodia che rende tutti i brani ben memorizzabili già dai primissimi ascolti. Se nei precedenti dischi i Raise Hell mi avevano deluso, con questo " City Of The Damned " rimettono in sesto le loro quote, realizzando un buonissimo colpo di coda. Bravi.
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