Oltre tre quarti d'ora del black metal che piace a me: intenso, atmosferico, malinconico, aggressivo... Sei canzoni che brillano per la bellezza delle melodie del gruppo norvegese, mai sopra le righe nel reinterpretare un certo tipo di black metal che sembrava ormai andato perduto. Quello fatto di struggenti dissonanze accompagnate dal continuo pulsare di basso e batteria, con vocals talmente incontrollate da andare spesso in saturazione, per una produzione approssimativa che aggiunge al risultato finale la bellezza della spontaneità. C'è un pizzico di quella che una volta veniva chiamata influenza 'pagan' per l'introduzione di canti simil-gregoriani o di strumenti acustici, udibile soprattutto nella prima traccia "Lyktemenn". Questa canzone e anche la conclusiva "Gaman Av Drommer" possono entrare a pieno diritto negli annali contenenti i migliori episodi del genere. In particolare l'opener si palesa come vero e proprio capolavoro, per il crescendo di emozioni che è in grado di regalare a partire dal sommesso inizio fino al concitato finale. Se siete amanti del genere che ha come punto di riferimento il magistrale "Bergtatt" degli Ulver adorerete questo "Kvass" nonostante la prolissità di alcune parti che porta le canzoni a sfiorare quasi sempre gli otto minuti di durata. Particolarità che è permessa anche grazie all'ottimo e vario lavoro vocale di Dolk, che si conferma come uno dei migliori screamer in circolazione. Probabilmente questo genere di musica non porterà i Kampfar alla ribalta nella scena, ma è lodevole la scelta di riprendere in mano quegli elementi che solo dieci anni fa spopolavano in Europa e che oggi sono stati accantonati a favore di sperimentazioni più moderne, del sound in stile svedese, o del cosiddetto black'n'roll. "Kvass" invece è un album da nostalgici per nostalgici.
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