Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:42 min.
Etichetta:Iso666

Tracklist

  1. WHAT COULD HAVE BEEN
  2. LONG GONE
  3. LAST WILL
  4. DEVILISH AND MOURNFUL
  5. A MOMENT LONG A LIFETIME
  6. A WARM YESTERDAY
  7. WITH YOUR EMPTINESS
  8. NEON LIGHTS
  9. JOYLESS AND SOULLESS
  10. ONCE WAS GOLD
  11. TEN THOUSAND MILES AHEAD
  12. IT HEALS, IT HURTS

Line up

  • Lorenzo Sassi: vocals
  • Claudio Alcara: guitars
  • Gherardo Giannarelli: bass
  • Gionata Potenti: drums, backing vocals

Voto medio utenti

Un’analisi da effettuare al “buio”, quella riguardante questo Cd dal titolo “Dead and forever gone”, sia perché non conosco nulla della storia in ambito black metal (un genere che non è “esattamente” da annoverare tra i miei prediletti) dei suoi autori e sia, soprattutto, perché le qui manifestate suggestioni malinconiche, ricche di coscienza emotiva, realizzate in completo arrangiamento acustico, trovo che ben si adattino alle ambientazioni crepuscolari, se non addirittura a quelle notturne.
I Frostmoon Eclipse (a proposito, davvero un bel monicker!) in questo caso si lasciano sedurre dai suoni inquieti dei Katatonia e dalle delizie emozionali degli Opeth più introspettivi, le mescolano con un etereo tocco folk e con leggere trame di derivazione grunge (l’ascolto dell’eccellente “Devilish and mournful”, per esempio, non può non evocare in lontananza le cupezze dei Days Of The New o le varianti unplugged della scena di Seattle) e riescono a farsi apprezzare per predisposizione attitudinale ad uno stile che, per la sua efficacia, non punta sulla fisicità del sound, ma deve dimostrare di saper toccare i sentimenti dell’ascoltatore senza il supporto delle sonorità elettriche, con la sola forza di una voce che narra, langue e sussurra (c’è qualcosa nel “soffio” del cantato di Lorenzo Sassi che a volte mi ha ricordato vagamente quello di Johan Edlund), degli arpeggi suggestivi delle chitarre suonate nella loro “purezza” e con il sussidio, quando presente, di una discreta ma importante sezione ritmica.
L’acoustic dark rock intimista, contemplativo e appassionato dei nostri appare dunque piuttosto intrigante e mostra con “What could have been”, “Long gone”, “With your emptiness”, “It heals, it hurts” e con il velo di magia “ancestrale” che avvolge “A moment long a lifetime” il suo lato migliore, il quale potrebbe essere ancora più consistente, persuasivo e coinvolgente con un minimo incremento nell’assortimento creativo e nella versatilità dell’interpretazione vocale e a cui non farebbe nemmeno male poter usufruire di una registrazione maggiormente equilibrata, specialmente per quanto riguarda il contributo ritmico (la batteria mi sembra un pochino “distante” e caratterizzata da un timbro leggermente apatico).
“Dead and forever gone” è in definitiva un buon lavoro, che espone l’animo più melodico ed emotivo del quartetto ligure, comprovando (se ce ne fosse bisogno) che anche chi si dedica al metallo estremo sa esprimersi con altri linguaggi, se è dotato (seguendo proprio le orme dei grandi Opeth) di una sensibilità artistica policroma e senza “paraocchi”.
Non so se tutti i blacksters, sostenitori della “prima ora” dei Frostmoon Eclipse (e forse anche alcuni altri inflessibili “metalheads” di diversa estrazione), sapranno dimostrare la stessa maturità e gradire questa (temporanea?) diversione di percorso, ma, per quanto mi riguarda, non posso che complimentarmi per la scelta ed auspicarmi successive evoluzioni, sempre nel medesimo (magari con qualche ulteriore “contaminazione”) campo.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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