Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:73 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. CRYING OUT LOUD
  2. AMBITION
  3. ¼ MILE
  4. MIDDLE FINGER SALUTE / 1271 3106
  5. 6 SHOOTER
  6. SECOND WIND
  7. OBSARI
  8. FOUL PLAY
  9. NEGLIGENCE
  10. 15 MINUTE DRIVE
  11. BURDEN
  12. KEEPSAKE
  13. COUNTRY SONG
  14. ALL I CAN DO IS WRITE ABOUT IT
  15. AMBITION (LIVE)

Line up

  • Johnny Throckmorton: vocals
  • Eric Larson: guitar
  • Asechiah Bogdan: guitar
  • Sam Krivanec: bass
  • Bryan Cox: drums

Voto medio utenti

Evidentemente alla Relapse gli Alabama Thunderpussy piacciono davvero. A seguito del buon successo di “Staring at the divine”, novemila copie vendute, non male per una band che all’epoca di “River city revival”(1998) eravamo in un centinaio sparsi per il mondo a conoscere, è stato deciso di ristampare “Constellation” album pubblicato nel 1999 per la gloriosa Man’s Ruin di Frank Kozik.
Nuova veste grafica e maggiore reperibilità per quello che a mio parere resta ancora il miglior lavoro del gruppo della Virginia.
Un blocco di heavy rock scolpito nella roccia, brani che dispiegano per intero la massiccia potenza del loro incrocio di rock, metal e vibrazioni southern. “Ambition”, del quale è stata aggiunta una versione live non presente nell’edizione originale, è una deformazione micidiale degli schemi Lynyrd Skynyrd. “6 Shooter”,”Second wind”,”Keepsake”, robuste mazzate genuine e selvagge con attitudine punkeggiante, per un gruppo che tira dritto per la propria strada ignorando qualsiasi moda o tendenza.
“Country song” è il lato acido e tuttora non pienamente sviluppato di questa band, un’orgia di feedback e distorsioni che satura l’atmosfera nell’interminabile coda ipnotica finale, uno dei brani topici della loro discografia.
“Obsari”,”15 minute drive”, e l’inedita cover acustica di “All I can do is write about it” degli Skynyrd, rappresentano invece l’aspetto intimista degli Alabama, quei passaggi amari e riflessivi caratteristici degli uomini del Sud che abbiamo gustato anche nel lavoro solista di Eric Larson, reale motore della band.
Un disco ricco di fragore ed emozione, un opera completa che abbatte le divisioni tra i generi ed è catalogata come stoner per pura convenzione.
Non dimentichiamo che è anche l’ultima occasione per risentire l’aspra voce di Throckmorton che, per chi non lo sapesse, ha abbandonato recentemente la formazione lasciando un vuoto non facilmente colmabile in fatto di personalità.
I fans del gruppo, che mi auguro in costante crescita, probabilmente saranno già in possesso dell’edizione Man’s Ruin, in caso contrario devono precipitarsi ad acquistarlo perché ancora più vario e completo di “Staring at the divine”. Per chi ancora non li conosce è tempo di rimediare, “Constellation” ha tutte le caratteristiche di un buon investimento.

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