Copertina 6,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2019
Durata:50 min.
Etichetta:Massacre Records

Tracklist

  1. TO THE SHORES WHERE WE BELONG
  2. NORSEMEN (WE ARE)
  3. STORM OF THE NORTH
  4. FREEBORN
  5. ODIN'S FIRE
  6. SWORD DANE
  7. BLADE ON BLADE
  8. SHIELD WALL
  9. SWORD OF VALHALLA

Line up

  • Lars Ramcke: vocals, guitar
  • Björn Daigger: guitar
  • Yenz Leonhardt: bass, vocals
  • Falko Reshöft: drums

Voto medio utenti

Da sempre considerati i “parenti poveri” di bands del calibro di Iron Savior, Grave Digger e Running Wild, (evitando di scomodare i mostri sacri del genere , ovvero la triade Gamma Ray, Blind Guardian ed Helloween), gli Stormwarrior, giunti con Norsemen al loro sesto album in studio in circa 20 anni di carriera, quasi mai si sono discostati dal tipico sound tanto caro alle suddette connazionali bands tedesche, dimostrando una dedizione alla causa davvero lodevole.
Tali caratteristiche si possono ritrovare palesemente anche in questo nuovo disco, pieno di buoni spunti in cui appunto, a conti fatti, i nostri non spostano di una virgola la direzione stilistica dei precedenti lavori, rimanendo fedelissimi ai tradizionali schemi del “power metal teutonico” basato su una sezione ritmica robusta e veloce, dall’andamento quasi impazzito (si pensi all’iniziale Norsemen o alla killer-song Odin’s Fire) , su riffoni taglienti dal suono sporco (Blade On Blade, Shield Wall) e su cori di facile presa che caratterizzano i refrains dei brani (Storm Of The Earth o Freeborn), conferendo loro quell’epicità che poi è il vero punto di forza del combo (meno famoso) di Amburgo (capitale mondiale del power).
La presenza degli elementi derivativi è evidente dall’inizio alla fine dell’album e forse in alcuni momenti si fa addirittura pesante sotto certi aspetti, ma probabilmente si tratta anche di una scelta stilistica precisa, esplicitamente cercata e voluta; spiattellare queste influenze in faccia al pubblico, senza mezze misure, è un modo per esprimere chiaramente che chiunque oggi si voglia cimentare nel genere, per forza di cose, deve rifarsi al passato, che a sua volta, difficilmente può essere migliorato o modificato, teoria forse pessimista ma non del tutto distante dalla realtà!
A questo punto verrebbe da chiedersi: cosa può salvare gli Stormwarrior o tutte quelle bands appartenenti a tale movimento musicale che rischiano di rimanere impantanate in un genere caratterizzato dalla velocità e dalla potenza senza cali di tensione, e quindi per questo paradossalmente statico e chiuso? Davvero non esiste una via di fuga?
A mio avviso l’unica soluzione possibile, laddove l’ispirazione per svariati motivi risulti carente, è da ricercare nel modo in cui i suddetti elementi derivativi vengono reinterpretati, ad esempio il vero e proprio punto di forza per un disco come Norsemen, è rappresentato proprio da quell’epicità di cui si parlava precedentemente e che trova nella traccia conclusiva Sword Of Valhalla la propria consacrazione, qui si trovano atmosfere inizali alla Iron Maiden, melodie alla Blind Guardian e riff alla Running Wild o alla Gamma Ray, che si fondono armonicamente tra loro, dando vita ad un pezzo intenso, maestoso e paradossalmente unico nel suo genere, nonostante non inventi nulla di nuovo e (come si è visto) sia pieno di influenze. Eccola qua la via di fuga di cui si parlava prima, la risposta alla staticità di un genere che forse ha ormai dato tutto, probabilmente non assisteremo più alla composizione dei capolavori del passato, ma l’unica strada percorribile per dare alla luce dei lavori di qualità è rappresentata dalle capacità stesse della band di reinterpretare la pesante eredità del passato ed in questo gli Stormwarrior si dimostrano, ancora una volta, abilissimi.




Recensione a cura di Ettore Familiari

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 10 dic 2019 alle 09:27

Mi sembra un ottima disamina del disco e del fenomeno power nel 2020. Ripeto quanto scritto nel forum, se fossimo nel ‘97 disco da bypassare, oggi mi sembra un bicchiere d’acqua nel deserto, soprattutto per l’attitudine metal ormai sparita. Di lavori buoni nel genere ne escono ma fin troppo edulcorati e artefatti. Qui si sente il sangue ecco...

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